Sanità allo sbando e rappresentanza di incapaci: l’ennesimo scivolone della Regione Sardegna.
Una classe dirigente incapace di guardare oltre la propria sfera di potere, priva di visione strategica e affondata in dinamiche autoreferenziali: è questo il ritratto impietoso della politica sarda che emerge dalla nota del Partito Democratico, inviata alla presidente della Regione, Alessandra Todde, all’indomani delle nomine calate dall’alto dei nuovi commissari delle ASL, AoU, ARNAS e AREUS.
Il Partito Democratico, nella sua “letterina” e per voce dei suoi rappresentanti istituzionali (apriti cielo!), ha infatti denunciato apertamente la totale assenza di concertazione nell’attuazione della legge regionale 8/2025, uno dei nodi cruciali in materia di governance della Sanità isolana. Una decisione, quella adottata due giorni fa dalla Giunta regionale (senza i 3 assessori PD), che ha portato al commissariamento delle Aziende sanitarie senza il minimo confronto politico interno, bypassando il principale socio di maggioranza dell’attuale (e inqualificabile) Campo largo.
Dietro una scelta presentata come “urgente” – come sostenuto dalla solita bassa politica regionale – si è confermato, invece, in realtà l’ennesimo esercizio di potere discrezionale, avulso da una visione strutturata e da solide competenze tecniche. Un’istruttoria giuridicamente traballante, tecnicamente lacunosa e politicamente scivolosa.
Dal canto suo, il PD – ferito ed escluso dalla lotizzazione della nomina dei commissari -, nella nota ha sottolineato il rischio concreto di rallentare “l’attuazione della riforma sanitaria”.
In tale contesto, il PD ha poi evidenziato che “le problematiche della Sanità non possono limitarsi alla sostituzione dei direttori generali con dei commissari temporanei”. La domanda, dunque, è lapalissiana. Ma chi c’è oggi in maggioranza? Christian Solinas?
Governo della XVII Legislatura – è ormai sotto gli occhi di tutti – che, con questa operazione, si è limitato a cambiare i nomi sulla porta degli uffici direttivi, con commissari temporanei calati dall’alto, rinviando ancora una volta ogni scelta strutturale. Il tutto, ovviamente, sulla carne viva dei/delle cittadini/e sardi/e, condannati a dover subire le conseguenze di questo sempre più spregevole (e sfigato) “giochino di potere”.
Nulla, in questa fase, appare frutto di un pensiero riformatore: né un piano per rafforzare i servizi territoriali, né una strategia per l’integrazione socio-sanitaria, né una visione per il futuro della medicina di base, né una selezione meritocratica dei dirigenti sanitari.
Ma, piuttosto di prendere una decisione coraggiosa, il Partito Democratico (ricordiamolo ferito), pur non volendo ostacolare l’azione amministrativa, ha scelto la strada del dissenso, astenendosi dalla partecipazione alla riunione della Giunta del 27 aprile. Un gesto (forte per chi?) che sottolinea il crescente disagio del Campo largo e, contestualmente, l’inconsistenza del principale partito del centrosinistra.
Ora, mentre inizia una nuova fase (si fa per dire) per la Sanità sarda, resta confermato il paradigma di una politica regionale che continua a navigare a vista, priva di coraggio riformatore e di quella competenza amministrativa che dovrebbe essere la precondizione di ogni azione pubblica. Il tempo delle improvvisazioni, però, non è ancora finito. Ci sono altri anni a disposizione per nuovi “giochini di palazzo”. Ma, in una Sardegna sempre più devastata e disincantata, quanto possono essere sostenibili?
foto Sardegnagol, riproduzione riservata