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Salute, Filippo Ongaro: “Educare alla longevità fin da giovani”.

“La longevità è un tema sempre più giovanile. Bisogna iniziare presto a educare le persone ad avere cura di sé”. Parola di Filippo Ongaro, medico, divulgatore scientifico, pioniere della medicina anti-aging in Italia e già medico degli astronauti presso l’Agenzia Spaziale Europea.

Un’esperienza, quella nello spazio, che ha profondamente segnato la visione di Ongaro sul tema dell’invecchiamento: “Gli astronauti subiscono un invecchiamento accelerato in orbita. Da medico, ho imparato quanto sia importante prevedere i problemi prima che si presentino. E sulla Terra, dove l’invecchiamento è lento ma certo, non stiamo usando il tempo a nostra disposizione per prepararci davvero”.

Secondo Ongaro, oggi la vera sfida non è tanto aumentare ulteriormente l’aspettativa di vita, ma migliorare la qualità della vita negli anni che si guadagnano. “La medicina cura sempre meglio e tiene in vita più a lungo, ma le persone si ammalano prima: il nodo è lo stile di vita. Le decisioni che prendiamo ogni giorno determinano il nostro futuro. Ma a 30 o 40 anni è difficile percepire l’impatto che alcune abitudini avranno tra 30 anni”.

Per questo, spiega, serve un cambio di paradigma. Non più sacrifici e rinunce, ma gratificazioni a breve termine che rendano sostenibile il cambiamento: «”l piatto di broccoli vince sul dolce solo se impariamo a gratificarci nel percorso di trasformazione”.

Molti comportamenti nocivi, dal fumo alla sedentarietà, secondo Ongaro sono risposte sbagliate a squilibri emotivi. “Stress, frustrazione, solitudine, rabbia: è lì che bisogna agire. Se le persone arrivano a fine giornata meno stanche e meno arrabbiate, avranno meno bisogno di compensare con cibo o altri eccessi”.

Il messaggio è chiaro: bisogna cominciare presto: “Non è mai troppo tardi per prendersi cura di sé, ma prima si inizia, meno fatica si fa. L’esempio parte da casa: i figli apprendono ciò che vedono. Una cultura familiare che valorizza la salute è il primo passo”.

Ongaro vede nelle nuove generazioni due anime: “Ci sono ragazzi molto più consapevoli di prima e altri che, purtroppo, si perdono più facilmente. Hanno strumenti potentissimi: sta a noi adulti guidarli”.

E sui social e gli smartphone? “Possono distrarre, aumentare ansia e depressione. Ma se usati bene, tengono attivi anche gli anziani, li collegano al mondo e li aiutano a imparare. Come sempre, è l’uso che fa la differenza”.