Ritorna il Karel Music Expo.

Spegnerà le sedici candeline la prossima edizione del Karel Music Expo, in programma da giovedì 1 settembre a sabato 3 al Lazzaretto di Cagliari. Una tre giorni dove la musica sarà protagonista, ricordano i promotori di Vox Day.

In cartellone anche stavolta progetti artistici e ospiti provenienti dalla scena nazionale e internazionale: in arrivo a Cagliari il cantautore inglese Douglas Dare, i Mop Mop, il Confusional QuartetPierpaolo Capovilla e i Cattivi Maestri, i Bachi da Pietra, il progetto A Temporary Lie di Cesare Malfatti (La Crus) con Georgeanne Kalweit (DeltaV), e poi il cantautorato di Giovanni Truppi e di Giorgieness, e le sperimentazioni sonore del polistrumentista Vincenzo Vasi, degli Esecutori di Metallo su Carta e della sound artist Sara Persico. Spazio anche per due proposte isolane: il gruppo Dancefloor Stompers e il compositore Daniele Ledda.

Vincenzo Vasi, foto Roberto Cavalli
Vincenzo Vasi, foto Roberto Cavalli

Arrivano dal sud ovest dell’Inghilterra le sonorità intime e riflessive di Douglas Dare (sabato 3, alle 22.30): pianoforte, voce, elettronica al servizio di un’anima di grande sensibilità, che racchiude nei brani la sua esperienza personale su temi universali, come l’amore, la perdita e l’infanzia, in cui la musica diventa rifugio e voce per chiunque si sia mai sentito insolito o fuori posto. Nel firmamento del cantautorato dal 2014, anno del suo esordio discografico con l’uscita di “Whelm”, seguito dal più cupo “Aforger” (2016), che ha pienamente rivelato le sue doti musicali, Dare ci porta ora nell’universo etereo del suo ultimo album, “Milkteeth”, uscito nel 2020 (per Erased Tapes, come i primi due), in cui, grazie anche all’uso dell’autoharp, è riuscito a catalizzare nelle note le emozioni contrastanti della sua delicata e isolata infanzia.

Napoli è invece la città natale di Giovanni Truppi, chitarrista, pianista e compositore, considerato uno dei più autentici parolieri del nostro tempo, che in poco più di un decennio e in cinque dischi ha saputo creare una cifra stilistica inconfondibile: una scrittura musicale varia, capace di attingere da linguaggi diversi come il jazz, il rock, il punk e la canzone d’autore, tratteggiando un universo sfaccettato, imperfetto e fragile, scavando a fondo nei sentimenti e nelle insicurezze tanto intime quanto collettive. Classe 1981, Il suo ultimo disco è “Tutto l’Universo” (Virgin Records/Universal Music Italia 2022) un lavoro capace di “immortalare attimi facendone canzoni“, che porterà in scena (sabato 3 alle 23.30) con Fabio Rondanini (batteria), Alessandro “Asso” Stefana (chitarre) e Luca Cavina (basso).

E all’universo della canzone d’autore, in chiave tendente al pop, si allaccia il suono di Giorgieness, progetto guidato dalla giovane cantautrice Giorgia D’Eraclea, che ha iniziato a farsi largo sulla scena musicale italiana dal 2011. Nel 2016 arriva il debutto con “La Giusta Distanza”, seguito l’anno successivo da “Siamo Tutti Stanchi”, disco che la fa entrare a pieno titolo nella scena indie nazionale (Entrambi Woodworm/Audioglobe). È dello scorso anno “Mostri” (SoundToBe), un’opera che rivela una maggior maturità e ricerca da parte dell’artista, e una maggior consapevolezza nel suo percorso. Sabato 3 alle 20.30, sul palco del KME insieme a Giorgia D’Eraclea alla voce e chitarra, Stefano Prezzi alla batteria e Domiziano Luisetti alla chitarra.

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Riunisce alcuni dei nomi di spicco della scena musicale indipendente italiana il progettoA Temporary Lie del chitarrista e produttore milanese Cesare Malfatti (La crus – The Dining Rooms), accompagnato per l’occasione da Roberto Dell’Era (Afterhours, The Winstons) al basso, e Mauro Sansone alla batteria, cui si unisce la calda voce della statunitense Georgeanne Kalweit (Delta V – The Kalweit Project). L’album “A Temporary Lie With Georgeanne Kalweit”, ripercorre in otto tracce le esperienze personali vissute in questi ultimi difficili anni, tra emozioni, amori perduti e sentimenti, insicurezze ma anche certezze. Profonde riflessioni tradotte da linguaggi musicali differenti, in cui si trovano quindi riferimenti al rock, blues e folk irrorati da un’elettronica misurata e mai invasiva (giovedì 1, alle 22).

Dancefloor Stompers , foto L. Sulis
Dancefloor Stompers , foto L. Sulis

È tra i riferimenti della scena rock avant-garde italiana il Confusional Quartet, storica band bolognese attiva tra la fine degli anni Settanta e gli inizi degli anni Ottanta, in piena era new wave /no wave. Nel 1980 esce il primo album omonimo, caratterizzato da brani completamente strumentali che viaggiano tra punk, progressive, jazz e psichedelia; ispirandosi fortemente al movimento futurista, i quattro musicisti ne condividono l’amore per la velocità, l’originalità e i cambiamenti repentini. Da suo ritorno sulle scene, nel 2011, il Confusional Quartet ha inciso un nuovo album omonimo (per la Hell Yeah! Records), mentre è del 2014 “Confusional Quartet play Demetrio Stratos”, con brani inediti in omaggio al cantante degli Area. Della storica formazione, si potranno vedere all’opera al KME (venerdì 2, ore 21,30) Marco Bertoni alle tastiere, Enrico Serotti alla chitarra, Lucio Ardito al basso, mentre dal 2013 Claudio Trotta ha preso il posto di Gianni Cuoghi alla batteria.

Sonorità ruvide e cupe sono quelle che trasportano nel mondo di Pierpaolo Capovilla e i Cattivi Maestri (venerdì 2, alle 22.30), nome della dirompente formazione con Egle Sommacal alle chitarre (Massimo Volume), Fabrizio Baioni alla batteria (LEDA) e Federico Aggio al basso (Lucertulas), e dell’album che segnano un nuovo capitolo discografico dell’autore dopo la storica militanza ne Il Teatro Degli Orrori: uscito lo scorso maggio per Garrincha Dischi, l’album contiene «Dieci canzoni, otto cazzotti e due carezze, per raccontare questi tempi di violenza e sopraffazione, il paese e il mondo in cui viviamo»: queste le parole di Capovilla per descrivere il nuovo album che, in un momento storico colpito da un conflitto senza precedenti nel cuore dell’Europa, ha come tema dominante proprio la guerra, intesa come violenza nelle sue diverse accezioni, sia essa militare, simbolica interiore.

Una nuova uscita discografica e un nuovo inizio anche per i Bachi da Pietra (sabato 3 alle 21.30), duo sulle scene musicali dal 2004, fondato dal chitarrista e cantante Giovanni Succi e dal batterista Bruno Dorella. Otto gli album all’attivo, sempre in bilico tra rock e cantautorato, con importanti collaborazioni nel panorama del rock indipendente nazionale (Giardini di Mirò, Massimo Volume, Afterhours): nell’ultimo album, “Reset” (Garrincha Dischi, 2021), che segna una ripartenza dopo cinque anni di pausa, la formazione si arricchisce dell’apporto di Marcello Batelli (Non Voglio Che Clara, Il Teatro Degli Orrori), al basso e Synth, per nuove esplorazioni sonore e una rinnovata energia.

Altre energie e sonorità accendono la notte del KME (giovedì 1 alle 23): sono quelle tra funk, jazz e afrobeat minimal di Mop Mop, collettivo musicale che fa capo al musicista, compositore, produttore e dj Andrea Benini, di casa a Berlino e attivo da oltre 15 anni sulla scena internazionale, instancabile osservatore e sperimentatore di suoni e vibrazioni da tutto il mondo, che fa confluire in un approccio musicale del tutto originale. Quattro gli album all’attivo, con collaborazioni di rilievo tra cui quella con una leggenda del funk come Fred Wesley, già trombonista di James Brown, il poeta londinese Anthony Joseph, e il vibrafonista Pasquale Mirra. Mop Mop ha al momento in cantiere un nuovo album, “Bliss”, con la cantante Bene Maillot, di scena al KME insieme allo stesso Benini alla batteria e percussioni, e a Matthew Shapiro alle tastiere.

Giocano con il Soul, il Funk ed il Sixties Beat gli isolani Dancefloor Stompers, formazione sulle scene dal 2009, fortemente ispirata dalle atmosfere delle colonne sonore dei film e telefilm degli anni ’60 e ’70. Guidata dal bassista Gianmarco Diana (Sikitikis), con Andrea Schirru alle tastiere, Danilo Salis alla chitarra e Frank Stara alla batteria, la formazione ha all’attivo un album, “Librerie Musicali” (Four Flies Records LP, 2018), mentre è in fase di pubblicazione il nuovo EP, “Phuture Soul” con quattro brani originali, con le voci di Marco Cotza e Silvia Follesa, che verrà presentato in anteprima sul palco del Karel Music Expo (giovedì 1, ore 21.10).

Anche il fronte della musica sperimentale si avvale di una forte rappresentanza, a cominciare dal polistrumentista e compositore Vincenzo Vasi (venerdì 2 alle 23.50): diversi sono gli strumenti che suona e intreccia in maniera sublime: basso, theremin, di cui è considerato un vero e proprio virtuoso, vibrafono, percussioni, chitarra, ukulele, giocattoli, tastiere, flauto a tiro, kazoo, flauto da naso… Ogni strumento, a partire da una voce dall’intonazione sempre perfetta, diventa un’estensione della sua intrinseca musicalità e della sua arte ritmica. Ha inciso oltre 150 album nei panni di leader, co leader e collaboratore oppure sound engineer, ed è attivo sin dai primi anni Novanta nell’ambito della musica di ricerca. Attualmente è in attività con i suoi progetti OoopopoiooO insieme a Valeria Sturba, Perfavore Sing con Giorgio Pacorig, Vasi Comuni Canti 5et, il solo theremin Braccio Elettrico. Collabora stabilmente con Vinicio Capossela, Mike Patton, Roy Pacy e Mauro Ottolini con cui ha inciso innumerevoli album.

Bachi da Pietra, foto Igor Londero
Bachi da Pietra, foto Igor Londero

Ancora sperimentazioni (venerdì 2 alle 20.30) con gli Esecutori di Metallo su Carta, formazione che riunisce i quattro diversi sintetizzatori di Sebastiano De Gennaro (korg ms20), Enrico Gabrielli (jen), Damiano Afrifa (roland juno-ds), Luisa Santacesarea (multivox) per l’esecuzione di Mother Earth’s Plantasia”del compositore americanoMort Garson, che, sulla scia del movimento hippie californiano, nel 1976 registrò questo disco, con l’ambizione di produrre un lavoro sonoro specifico “per la crescita delle piante”. Dieci brani “dal pollice verde”, dai titoli caratteristici come “Rhapsody In Green” o “Concerto For Philodendron & Pothos”, che provengono dall’ingegno di un vero artigiano della forma strumentale (Garson studiò alla Juilliard School), tra i pionieri dell’uso del sintetizzatore Moog. Sul palco, a rendere ancora più esplicita la relazione fra musica e mondo vegetale, Francesco Fusaro con le sue “piante sonore”.

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Altre sperimentazioni sono quelle della sound artist Sara Persico (giovedì 1, alle 20.30), che nella sua ricerca esplora le diverse possibilità espressive tra voce ed elettronica. La sua dimensione sonora si modella su una pratica vocale inusuale e attraverso un processo di trasformazione dell’identità dei suoni. Italiana, ma di base a Berlino, Sara Persico è attiva in diversi progetti con artisti come Tomomi Adachi, l’ensemble vocale di Evelyn Saylor per lo show light-years di Caterina Barbieri, Andy Moor (The Ex), Tony Elieh, Dirar Kalash, Recordat, Francesca Grilli.

Sempre sul fronte della ricerca, è attivo il compositore Daniele Ledda, artista sonoro e visivo, docente, performer e sperimentatore che vive e lavora in Sardegna, dove insegna Musica Elettronica al Conservatorio di Cagliari. Al KME lo vedremo in scena (giovedì 1, a mezzanotte) con il progetto “Clavius“, che prende ispirazione dal concetto di “pianoforte preparato” di John Cage, per sperimentare le possibilità di fusione tra analogico e digitale, spingendo al limite l’idea di “preparazione” fino a giungere alla definizione più consona di strumento aumentato pilotato analogicamente da una tastiera.

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foto Plantasia