Rinnovamento generazionale: l’Agricoltura europea ha bisogno dei giovani.
Il volto dell’agricoltura europea sta invecchiando, e con esso crescono le preoccupazioni sul futuro della produzione agricola e sulla vitalità delle aree rurali. Oggi, oltre la metà dei gestori di aziende agricole nell’Unione europea ha più di 55 anni, mentre meno del 12% ha meno di 40. Nonostante gli sforzi trentennali della Politica agricola comune (PAC), il ricambio generazionale resta una sfida irrisolta.
I dati Eurostat del 2020 lo confermano, dipingendo un quadro allarmante: un terzo dei gestori ha più di 65 anni, mentre gli under 25 rappresentano meno dell’1%. Il ricambio generazionale è fondamentale non solo per garantire la continuità della produzione, ma anche per introdurre innovazione, pratiche sostenibili e nuovi modelli di business in un settore che fatica ad attirare giovani.
Per i giovani che scelgono di entrare in agricoltura, le difficoltà sono numerose: accesso limitato alla terra, difficoltà di ottenere finanziamenti, mancanza di formazione specifica e carenze infrastrutturali nelle aree rurali e, come ricorda il caso Sardegna, una burocrazia lenta e inefficace.
Per chi non eredita un’azienda agricola, poi, acquistare terreni diventa quasi proibitivo. Il prezzo medio per ettaro in UE supera i 10.000 euro, con punte di oltre 230.000 euro a Malta. Insomma, essere un giovane imprenditore agricolo di prima generazione è sempre più difficile.
Dal 2023, la PAC impone agli Stati membri di destinare almeno il 3% dei pagamenti diretti al sostegno dei giovani agricoltori, attraverso tre strumenti principali: un pagamento complementare per ettaro, aiuti all’insediamento fino a 100.000 euro per azienda, e incentivi per gli investimenti. Ma i risultati sono ancora modesti.
Uno studio della Corte dei conti europea ha criticato l’efficacia di questi strumenti, giudicandoli inadeguati per affrontare gli ostacoli strutturali. Le difficoltà maggiori riguardano l’accesso alla terra e al capitale, soprattutto per i cosiddetti “nuovi entranti”, spesso provenienti da contesti urbani, altamente istruiti, motivati da scelte di vita più che da ritorni economici.
La lenta uscita degli agricoltori anziani è un altro ostacolo al rinnovamento. Le politiche pensionistiche nazionali non incentivano il passaggio generazionale, mentre gli aiuti della PAC ai piccoli agricoltori rischiano di mantenere artificialmente in vita aziende non più produttive.
Il Parlamento europeo ha più volte sollevato la questione, chiedendo una strategia specifica per il ricambio generazionale e misure concrete per facilitare l’accesso dei giovani alla terra e al credito. Tra le proposte, anche un osservatorio europeo sui terreni agricoli e un maggiore supporto alle donne, ancora sottorappresentate nel settore.
Accanto agli strumenti della PAC, l’Unione europea ha annunciato un nuovo pacchetto di prestiti agevolati per l’agricoltura: 3 miliardi di euro, gestiti dalla Banca europea per gli investimenti, riservati in parte a giovani agricoltori e iniziative sostenibili. I fondi, previsti a partire dal 2025, mirano anche a potenziare la formazione in pratiche agricole innovative e sostenere l’acquisto di terre.
Nel 2025 la Commissione europea presenterà una strategia dedicata al ricambio generazionale in agricoltura e una proposta per la prossima PAC post-2027. Parallelamente, il Parlamento lavora su due relazioni: una sul futuro dell’agricoltura e una sul rafforzamento delle aree rurali.
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