Riforme della politica di coesione: preoccupazioni per l’impatto sulle regioni meno sviluppate.
La proposta della Commissione Europea che consente fino al 100% di cofinanziamento per nuove priorità della politica di coesione solleva dubbi sul futuro delle regioni meno sviluppate e delle regioni ultraperiferiche, particolarmente dipendenti da un sostegno stabile e a lungo termine.
A lanciare l’allarme è l’eurodeputato Sérgio Gonçalves (S&D), che mette in guardia dal rischio che il riallocamento dei fondi, spostati dagli obiettivi strutturali tradizionali verso nuovi temi – senza un aumento delle risorse complessive – possa compromettere la missione centrale della politica di coesione. In particolare, l’orientamento dei finanziamenti verso settori come la difesa (ricordiamolo il ReArm), spesso concentrati nelle aree più industrializzate, potrebbe aggravare le disuguaglianze territoriali e sottrarre risorse a territori ancora in ritardo di sviluppo.
Quali garanzie, dunque, alla luce del nuovo corso militarista dell’Ue ci sono che le regioni meno sviluppate e ultraperiferiche non subiscano una perdita netta di finanziamenti?
In risposta, la Commissione von der Leyen ha precisato che la proposta presentata il 1° aprile 2025 non modifica la distribuzione delle risorse tra le diverse categorie di regioni né le regole per i trasferimenti tra di esse. Ciò significa che i fondi destinati alle regioni meno sviluppate non possono essere usati per le regioni in transizione o più sviluppate. Inoltre, ogni modifica ai programmi regionali resta volontaria e deve essere approvata dai comitati di monitoraggio prima dell’esame della Commissione.
Secondo Bruxelles, alcune risorse previste per il periodo 2021-2027 non risultano ancora allocate: “Di fronte alle crescenti sfide economiche e a un quadro fiscale limitato – ha dichiarato il vicepresidente Raffaele Fitto – è necessario ottimizzare l’utilizzo delle risorse disponibili. Le autorità di gestione potranno così orientare i fondi verso investimenti strategici che affrontino le emergenze economiche, sociali e territoriali, con l’obiettivo di preservare la coesione dell’Unione Europea”.
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