Europa

Recovery and Resilience Facility: il Parlamento UE fa il punto a metà percorso e chiede maggiore trasparenza.

Durante la prossima sessione plenaria di giugno, il Parlamento europeo discuterà il rapporto congiunto delle commissioni Bilanci (BUDG) e Affari economici e monetari (ECON) sull’attuazione del Recovery and Resilience Facility (RRF), il principale strumento dell’UE per la ripresa post-pandemia.

Il documento offre una valutazione sull’impatto ottenuto finora nei Paesi Ue attraverso le risorse del RRF, proponendo correttivi per la fase conclusiva e individuando insegnamenti utili per futuri strumenti finanziari.

Lanciato nel 2021 come asse portante del piano NextGenerationEU, i fondi finanziano riforme e investimenti nei Paesi membri, con l’obiettivo di affrontare sfide strutturali e favorire le transizioni verde e digitale.

Al 3 giugno 2025, l’UE ha erogato 316 miliardi di euro (circa il 49% dell’intero pacchetto). Secondo i dati, solo il 31% dei traguardi e obiettivi (milestones & targets) è stato ufficialmente raggiunto, mentre un ulteriore 22% è stato completato ma non ancora certificato.

Non mancano, dunque, le preoccupazioni verso l’impatto del piano. In primo piano, i ritardi nell’attuazione: a poco più di un anno dalla scadenza ufficiale (agosto 2026), si teme che molte riforme e grandi progetti infrastrutturali non saranno completati in tempo, senza contare lo scarso coinvolgimento degli stakeholders nei piani nazionali (la co-programmazione, si sà, è sconosciuta in politica), la debole capacità amministrativa nei Paesi Ue, le persistenti lacune nei sistemi di monitoraggio e controllo e la mancanza di trasparenza sui destinatari finali dei fondi.

A ciò – ricorda un recente studio di Velina Lilyanova – si aggiunge una questione strutturale di lungo periodo: l’onere del rimborso del debito NextGenerationEU, stimato tra i 25 e i 30 miliardi l’anno a partire dal 2028, in assenza di un’intesa sulle nuove risorse proprie dell’UE.

Nel rapporto si chiede alla Commissione di accelerare le valutazioni delle richieste di pagamento e agli Stati membri di concentrarsi su progetti già maturi. Si propone inoltre una proroga fino a 18 mesi per i progetti in fase avanzata, da applicare secondo criteri trasparenti e oggettivi. Insomma, come sempre capita dalle parti dell’Ue, si prova a mettere una pezza con l’ennesima proroga.

Per rafforzare la trasparenza e prevenire il rischio di doppio finanziamento, il Parlamento propone anche l’adozione di un sistema informatico integrato e interoperabile tra gli Stati membri, affiancato da una piattaforma aperta con dati dettagliati sui beneficiari finali.

Infine, si chiede un maggiore ruolo di controllo per il Parlamento e si invita il Consiglio ad adottare senza ulteriori ritardi nuove risorse proprie, ricordando che il rimborso del debito NGEU entro il 2058 è un obbligo legale.