Pubblicità politica, l’allarme dei media locali: “Le nuove regole UE rischiano di penalizzarci”.
Le nuove norme europee sulla pubblicità politica accendono il dibattito. Se da un lato l’obiettivo dichiarato è quello di rafforzare trasparenza e lotta alla manipolazione, dall’altro emergono forti timori per l’impatto su media locali e regionali, considerati pilastri fondamentali della democrazia.
A sollevare la questione è l’eurodeputato Kristoffer Storm (ECR), che in un’interrogazione alla Commissione europea ha denunciato come i requisiti e la rendicontazione dettagliata imposti dal nuovo regolamento possano rappresentare un fardello amministrativo e tecnico insostenibile per le piccole testate. A differenza delle grandi piattaforme digitali, capaci di contare su team di compliance dedicati, i media locali operano spesso con risorse minime. Per non parlare delle call e dei programmi inaccessibili (come Creative Europe) per le piccole realtà editoriali indipendenti in Ue. E, nel frattempo, Ursula e soci parlano di “tutela del pluralismo” e di “sostegno robusto contro la disinformazione”. il risultato, però, è che in Ue a prendere risorse sono sempre i soliti gruppi editoriali strutturati, sempre puntuali nel sostegno a una copertura mediatica autoreferenziale ed edulcorata verso le politiche scellerate e autoritarie dell’Ue.
Secondo Storm, l’applicazione immediata delle regole potrebbe costringere molti giornali locali a rinunciare alla pubblicità politica, con conseguente perdita di entrate economiche cruciali e un calo dell’accesso dei cittadini a informazioni politiche territoriali.
