Psicologi all’università, ma con il freno a mano tirato: solo 600mila euro per i prossimi 3 anni.
Appena 600mila euro all’anno per tre anni per garantire sostegno psicologico e attività di counseling a decine di migliaia di studenti universitari e personale delle Università di Cagliari e Sassari. Questo l’investimento del centrosinistra sardo per fronteggiare una vera e propria emergenza sociale, quella del disagio mentale tra i giovani, acuita dalla pandemia, dalla precarietà esistenziale e da un sistema formativo sempre più competitivo e selettivo.
I fondi – deliberati dalla Giunta regionale di Alessandra Todde – verranno distribuiti in proporzione alla popolazione studentesca dei due atenei. Il tutto nell’ambito di un programma che dovrebbe offrire, almeno nelle intenzioni, un sostegno concreto contro ansia, panico, stress da studio e disadattamento sociale. Ma i numeri, a guardarli bene, raccontano un’altra storia.
600mila euro in totale per due università, per un’intera regione, in un triennio che dovrebbe essere segnato dal rilancio del diritto allo studio e dal contrasto al disagio psichico. Una cifra che, a conti fatti, risulta quasi simbolica rispetto all’effettivo bisogno e che stride con le risorse ben più generose che spesso vengono riversate su eventi di dubbia utilità pubblica, come sagre, fiere locali o manifestazioni promozionali senza ricadute durature, finanziate nelle ormai famigerate tabelle dell’ultima manovra finanziaria del centrosinistra.
È difficile non notare l’incongruenza: mentre i dati parlano di un aumento costante dei disturbi psicologici tra i giovani, con una crescita di richieste di supporto nei servizi universitari e nei pronto soccorso, la risposta politica rimane timida, se non addirittura miope.
E mentre si predica attenzione per le “nuove generazioni”, la macchina regionale continua a spendere milioni per manifestazioni folkloristiche, dare “soldi ai propri supporter” che – al di là del colore locale – hanno impatto economico marginale e nessun beneficio sociale strutturale. Una gestione delle risorse che lascia poco spazio all’immaginazione: le scelte del governo regionale parlano chiaro.
L’assessora Ilaria Portas, nell’occasione, ha poi definito l’iniziativa “uno strumento utile e necessario”. Nessuno lo mette in dubbio. Ma è proprio l’entità dell’investimento a sollevare interrogativi: è sufficiente stanziare 600mila euro per untriennio (diviso per due Atenei, per migliaia di utenti) per garantire un reale accesso al supporto psicologico? In un Paese in cui il disagio mentale è ancora stigmatizzato e dove lo Stato ha appena cominciato a comprendere l’urgenza del problema, ci si aspetterebbe ben altro.
Rapporto tra risorse e benefici che fa riflettere guardando anche ai 120mila euro erogati ad associazioni di Masainas nell’ultima manovra di bilancio per realizzare – ovviamente senza alcun bando ad evidenza pubblica, tra le varie attività, la “festa della Madonna”. O che dire del milione e ottocentomila euro destinato a Ossi – comune dove il sindaco del paese è anche addetto di Segreteria del Gabinetto dell’assessora alla pubblica istruzione – per realizzare il fondamentale “centro di documentazione dell’età nuragica”. In soldoni, insomma, si stanziano 600mila euro in tre anni per il disagio psicologico degli studenti universitari sardi (tutti/e) e solo in due comuni per realizzare iniziative (senza bando a evidenza pubblica) di dubbio impatto si mettono a regime quasi 2 milioni di euro.
Il Governo dei migliori, anche oggi, “strikes again”.