Proprietà intellettuale: +68% delle entrate per chi ha marchi e brevetti registrati.

Il 93 % delle PMI con diritti di proprietà intellettuale registrati rileva un impatto positivo sulla propria attività. A dirlo una recente indagine dell’EUIPO, l’Ufficio dell’Unione Europea per la proprietà intellettuale.

Ma, ricordano, solo una piccola impresa su 10 nell’UE detiene marchi, disegni, modelli e brevetti registrati. Dalla nuova indagine si evince che un’ampia maggioranza di PMI dell’UE probabilmente non sa come sfruttare al meglio le proprie risorse intellettuali o dove trovare assistenza per sviluppare le proprie strategie di PI.

Tuttavia, la scheda di valutazione delle PMI per il 2022 indica anche che quasi tutte (93 %) le PMI con diritti di PI registrati hanno rilevato un impatto positivo sulla loro attività.

Le PMI hanno riferito un miglioramento della reputazione o dell’immagine dell’impresa (60 %), una migliore protezione della PI (58 %) e migliori prospettive commerciali a lungo termine (48 %) grazie alla registrazione dei propri diritti di PI.

LEGGI ANCHE:  Proprietà intellettuale e difesa del Made in Italy: i dati del progetto IP Key China.

Gli studi economici mostrano una correlazione positiva, particolarmente marcata per le PMI, tra la titolarità dei diritti di PI e i risultati economici. Le PMI che possiedono diritti di PI generano il 68 % di entrate in più per dipendente rispetto alle imprese che non ne detengono.

I dati della scheda di valutazione delle PMI confermano l’impatto positivo derivante dalla registrazione. Inoltre, un terzo (36 %) delle PMI titolari di diritti di PI afferma di aver ottenuto un profitto economico grazie ai diritti registrati.

Per quanto riguarda i motivi della mancata registrazione, la ragione principale addotta dalle PMI è di non cogliere alcun vantaggio aggiuntivo con la registrazione di diritti di PI (35 %). Altre motivazioni addotte sono: l’opinione delle PMI secondo cui le proprie risorse intellettuali non sono sufficientemente innovative per la registrazione (20 %), le conoscenze insufficienti (19 %) o il fatto di non soddisfare i requisiti di registrazione (19 %).

LEGGI ANCHE:  Concorrenza, Consiglio dei ministri: "Concessioni demaniali in essere continueranno ad avere efficacia fino al 31 dicembre 2023".

Tra i motivi della registrazione più comuni figurano la convinzione delle PMI che i diritti di PI aiutino a prevenire la contraffazione (66 %) e, a seguire, l’aumento del valore e dell’immagine della loro impresa (65 %) nonché la garanzia di una maggior certezza del diritto (63 %). Inoltre, la metà delle PMI ritiene che un motivo per la registrazione sia l’applicazione efficace delle norme.

Lo studio esamina anche le violazioni e il modo in cui le PMI affrontano questo problema. Tra le PMI titolari di un diritto di PI registrato, il 15 % ha subito violazioni dei propri diritti di PI, il più delle volte per quanto riguarda i marchi, con una conseguente perdita di fatturato e di reputazione. 9 su 10 di queste PMI hanno intrapreso azioni per far rispettare i propri diritti di PI, in particolare attraverso trattative dirette.

LEGGI ANCHE:  Alan Kurdi, Presidente Solinas: "Regione non consultata, non opportuna la decisione del Governo".

In generale, l’85 % delle PMI titolari di diritti di PI registrati si affida a misure specifiche per individuare potenziali violazioni che dipendono principalmente dai riscontri dei clienti, dalle informazioni ricevute occasionalmente o dal monitoraggio sistematico.

foto Sardegnagol, riproduzione riservata