PoliticaSardegna

Prendono “posto” i commissari delle ASL voluti da Todde e soci.

Entra nel vivo la nuova fase della sanità sarda, quella commissariata. Un “poco originale” ennesimo gioco di potere messo in opera dalla maggioranza regionale (la stessa che ha dimostrato di saper “bene bene” spartire oltre 200 milioni di euro tra amici e sostenitori con assestamenti e manovra fnanziaria) sulla pelle dei cittadini.

Ennesimo giro di valzer ai vertici della sanità sarda che ha visto oggi l’insediamento dei nuovi commissari straordinari per le aziende sanitarie, ufficializzando, di fatto, un nuovo capitolo di confusione all’interno della governance del sistema – già compromessa di suo – destabilizzata da decisioni che hanno più il sapore di un gioco di palazzo che di una reale strategia di riforma.

Vincenzo Serra si è insediato oggi alla guida dell’AOU di Cagliari, subentrando a Chiara Seazzu. A Sassari, invece, è stata la volta di Mario Carmine Antonio Palermo, mentre a Lanusei Diego Cabitza prende il posto di Andrea Marras, trasferito alla Asl del Sulcis.

Tutti nominati in forza della contestata Legge regionale n. 8 dell’11 marzo scorso, già impugnata dal Governo nazionale, che ha ravvisato in essa rischi di incostituzionalità che potrebbero far saltare tutto. E se al governo regionale, oggi, ci fosse stato il centrodestra dell’improbabile “armata Solinas”, probabilmente oggi assisteremmo alle barricate di chi oggi, invece, tace.

Si parla, quindi, di giochi di palazzo, piuttosto che di strategia sanitaria. Si parla più di commissariamenti che di garantire l’efficienza, minando ulteriormente (se mai ce ne fosse stato bisogno) la continuità amministrativa in aziende già afflitte da carenze strutturali, emergenze croniche e personale allo stremo. I commissari dovranno occuparsi di riorganizzazione, valutazione delle reti ospedaliere, razionalizzazione delle risorse. Ma lo faranno in una situazione normativa instabile, con mandati provvisori e una crescente rassegnazione di pazienti, operatori sanitari e medici. Senza contare il profilo economico dell’operazione.

E proprio sul fronte economico si apre un ulteriore capitolo: le retribuzioni dei nuovi commissari, se la legge venisse bocciata, rischiano di produrre un nuovo danno erariale. L’ennesima toppa, insomma, che rischia di costare più dello strappo.

Nel frattempo, tra annunci di riforma e blocchi istituzionali, continuano a restare irrisolti i problemi strutturali della sanità sarda. Il risultato? Ospedali in affanno, personale sempre meno motivato (ben poco potranno fare le narrazioni circa il mantenimento dei talenti in Sardegna) e, come già anticipato, cittadini (quando è possibile) costretti a migrare altrove per trovare cure adeguate.

In questo scenario, più che un rilancio del sistema sanitario regionale (il famoso cambio di passo promesso da Ale Todde), sembra di assistere all’ennesima partita giocata sulla pelle – letteralmente – dei sardi.