Polonia, media sotto attacco sotto il governo Tusk.
Il tema della libertà di stampa torna a infiammare il dibattito europeo, stavolta con al centro la Polonia guidata dal premier Donald Tusk. In un’interrogazione parlamentare indirizzata alla Commissione, l’eurodeputato Mariusz Kamiński (ECR) denuncia quello che definisce un “crollo dello stato di diritto” nel Paese, accusando il governo di aver orchestrato una vera e propria offensiva contro il pluralismo e l’indipendenza dei media.
Le accuse sono gravi e parlano di metodi da “servizi segreti” utilizzati per prendere il controllo della televisione pubblica, interruzioni forzate dei segnali televisivi, pressioni su inserzionisti, rifiuto di accrediti stampa, persino durante emergenze come le recenti inondazioni, e atti di aggressione fisica contro i giornalisti. Secondo Kamiński, queste pratiche sarebbero giustificate dalla narrativa di una cosiddetta “democrazia militante”, promossa dal premier Tusk, ma rappresenterebbero in realtà una minaccia diretta ai principi democratici fondamentali dell’Unione Europea.
Nel mirino anche presunti abusi durante la campagna elettorale, tra cui l’utilizzo della televisione pubblica per fini di propaganda politica a favore della piattaforma civica di Tusk, con un episodio specifico citato a Końskie l’11 aprile scorso.
La Commissione europea, nella risposta affidata alla commissaria Henna Virkkunen , ha preferito mantenere una posizione istituzionale (e quindi distante), ricordando che non ha competenza diretta sull’organizzazione delle elezioni nazionali. Tuttavia, ha ribadito l’importanza del rispetto delle regole democratiche, inclusa la libertà e il pluralismo dei media, e ha fatto riferimento al nuovo European Media Freedom Act (EMFA), il regolamento pensato per rafforzare la protezione dell’informazione indipendente in tutti gli Stati membri.
La Commissione ha inoltre ricordato che monitora la situazione nei singoli Paesi attraverso il Rapporto annuale sullo Stato di diritto. Nell’edizione 2024, si legge, sono stati già evidenziati alcuni sviluppi critici in Polonia, tra cui la revoca della dirigenza dei media pubblici e l’intenzione del governo di varare una nuova legge di riforma del settore. Bruxelles ha raccomandato a Varsavia di garantire un quadro legislativo che assicuri la piena indipendenza editoriale e gestionale, in linea con gli standard europei.
Mentre si attende il rapporto 2025, le tensioni restano alte. Il caso polacco diventa ancora una volta emblema delle difficoltà nel conciliare l’autonomia nazionale con i principi comuni dell’Unione, soprattutto quando a essere messi in discussione sono i pilastri della democrazia stessa: libertà di stampa, pluralismo e trasparenza del potere.
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