Più armi in Europa mentre gli USA tagliano le spese militari: il paradosso dell’ipocrisia strategica.
Mentre Washington fa pulizia nel proprio bilancio militare, a Bruxelles, come tristemente ricordato dal lancio del programma ReArm, si spinge per aumentare la spesa in armamenti: una strategia schizofrenica che alimenta la corsa alle armi in Europa senza un vero progetto di sicurezza comune.
Negli Stati Uniti, infatti, mentre il segretario alla Difesa Pete Hegseth annuncia tagli per oltre 5,1 miliardi di dollari al budget del Dipartimento della Difesa, con l’obiettivo di eliminare sprechi e riorientare i fondi verso politiche di welfare per i propri militari, in Europa alcuni leader insistono sul dogma dell’aumento delle spese militari, come se la corsa agli armamenti fosse l’unico orizzonte possibile.
In un video ufficiale, Hegseth ha, per di più, rimarcato la bontà dei tagli alla spesa militare americana senza giri di parole: “Abbiamo tagliato contratti inutili, consulenze da 500 dollari l’ora e servizi duplicati”. Nel mirino anche le spese per iniziative legate al cambiamento climatico, alla diversità e all’inclusione, ma soprattutto decine di appalti definiti “non essenziali”. Una manovra che, a detta dello stesso Hegseth, riporta risorse dove servono davvero: nella cura delle persone, non nelle tasche dei lobbisti. Segna Ursula…
Insomma, si vive nel paradosso in Ue. Mentre gli USA razionalizzano, in Europa si moltiplicano gli appelli a spendere di più per la difesa, in nome di una presunta “autonomia strategica”. Ma autonomia da chi, se non si riesce nemmeno a pensare una difesa comune svincolata dalla NATO? E soprattutto: perché aumentare la spesa in un continente che già destina oltre 200 miliardi di euro l’anno alla difesa, spesso con risultati frammentari e ridondanti?
E intanto si propone di dirottare miliardi verso nuovi armamenti, droni da combattimento e sistemi missilistici, senza affrontare il vero problema: la mancanza di una visione politica unitaria, di una difesa comune europea che eviti duplicazioni, sprechi e sudditanze in Europa.
Siamo, quindi, al rovesciamento della logica: più militarizzazione per sentirci più sicuri, mentre si tagliano fondi alla ricerca, all’istruzione e alla sanità. Una corsa che fa felici solo le industrie belliche, ma che lascia sullo sfondo le reali priorità dei cittadini.
Una piccola Europa, in sostanza, che resta ancorata all’idea che solo aumentando i bilanci militari si possa “pesare” di più sul piano internazionale. Ma senza strategia e coesione, aumentare la spesa per le armi non è forza: è solo rumore.