Piano Migrazione e Asilo, la Commissione fa il punto a metà percorso: “Progressi significativi, ma serve più impegno”.
A un anno dall’adozione del Patto su Migrazione e Asilo, la Commissione europea ha pubblicato oggi un report sull’attuazione del nuovo sistema comune europeo, previsto per entrare pienamente in vigore a giugno 2026. Il bilancio? Progressi concreti ma disomogenei, con alcune criticità ancora da superare, secondo la Commissione europea.
“È stato fatto molto – si legge nella comunicazione ufficiale – ma sono necessari ulteriori sforzi per completare il nuovo quadro normativo e operativo europeo sulla gestione della migrazione”.
Nel Common Implementation Plan presentato nel giugno 2024, la Commissione europea aveva delineato scadenze e obiettivi fondamentali per consentire agli Stati membri di adeguarsi al nuovo quadro normativo in materia di migrazione e asilo. A distanza di un anno, il bilancio evidenzia progressi significativi, ma anche criticità da affrontare.
Il rinnovo della banca dati Eurodac, strumento centrale per l’identificazione dei richiedenti asilo tramite le impronte digitali, ha registrato passi avanti importanti. Tuttavia, persistono difficoltà in alcuni Paesi nell’implementazione dei nuovi sistemi tecnologici previsti. Anche sul fronte delle frontiere esterne si registrano sviluppi: sono stati avviati i lavori per attivare i nuovi centri di screening e le procedure di controllo ai confini. Alcuni Stati hanno già raggiunto le soglie minime richieste in termini di accoglienza e personale, ma restano aperti problemi legati alla logistica, al reperimento delle aree adeguate e all’approvvigionamento di risorse.
Per quanto riguarda le condizioni di accoglienza, è in corso un progressivo adeguamento agli standard comuni europei, essenziale per garantire dignità ai richiedenti asilo e prevenire i cosiddetti “movimenti secondari” da un Paese all’altro dell’Unione. Le procedure di asilo, invece, sono ancora alle prese con ritardi e arretrati significativi: gli Stati stanno aggiornando le proprie normative, ma è necessario rafforzare le capacità operative con nuovo personale e una formazione mirata.
Parallelamente, prosegue il lavoro per rendere più efficaci le procedure di rimpatrio, colmando le lacune esistenti tra le fasi di esame delle domande di asilo e quelle di rientro nei Paesi d’origine. Le trattative per una nuova regolamentazione europea in materia sono ormai a uno stadio avanzato.
Cruciale, in tutto il sistema, è l’equilibrio tra solidarietà e responsabilità. La redistribuzione dei richiedenti asilo tra gli Stati membri rappresenta un elemento centrale del Patto. Per questo motivo, a ottobre 2025 prenderà il via il primo ciclo annuale di solidarietà, che precederà l’introduzione, prevista per giugno 2026, di un meccanismo permanente di condivisione degli oneri.
Infine, si lavora all’attuazione del sistema di monitoraggio indipendente sui diritti fondamentali, che dovrebbe garantire che le nuove norme rispettino appieno le tutele previste per le persone richiedenti protezione. Sebbene gli Stati abbiano iniziato a integrare i nuovi standard, questo strumento di vigilanza non è ancora pienamente operativo.
La Commissione segnalapoi effetti positivi crescenti sul fronte dell’integrazione, in particolare in ambiti come istruzione, lavoro, salute e alloggi. Prosegue anche la promozione di percorsi legali di ingresso, elemento cardine per una gestione equilibrata dei flussi migratori.
Per sostenere l’attuazione del Patto, Bruxelles ha stanziato a maggio 3 miliardi di euro dal bilancio UE, destinati anche ai Paesi che ospitano persone sfollate dall’Ucraina. Frontex, l’Agenzia europea per l’asilo (EUAA) e l’agenzia eu-LISA continuano a fornire assistenza tecnica e strumenti operativi.
“Serve un rinnovato impegno politico da parte degli Stati membri – avverte la Commissione – per garantire che entro metà 2026 il Patto sia pienamente operativo”.
Il prossimo rapporto sullo stato di attuazione sarà pubblicato a ottobre 2025 e coinciderà con la prima Relazione annuale su migrazione e asilo.