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Pensioni, Fava: “I giovani sono la chiave della sostenibilità del sistema”.

Il futuro della previdenza passa dalle nuove generazioni. A scoprire l’acqua calda è stato Gabriele Fava, presidente dell’INPS, che al forum speciale del Cnpr – promosso dalla Cassa di previdenza dei ragionieri e degli esperti contabili e ospitato da Forbes Italia – ha sottolineato come l’occupazione giovanile sia il cardine della tenuta dell’intero sistema. Una “scoperta copernicana” (che non aggiunge nulla di nuovo) in un sistema previdenziale sempre meno sostenibile guardando non solo al fenomeno dell’invecchiamento della popolazione, della riduzione della natalità ma, soprattutto, all’insostenibilità in diverse aree del “Bel Paese” delle prestazioni previdenziali. Soltanto nel nuorese e in Ogliastra, per esempio, ad oggi, ci sono più pensionati e percettori di assegni sociali che lavoratori attivi.

“I ragazzi di oggi saranno i pensionati e i contribuenti di domani: su di loro si gioca l’equilibrio del Paese”, ha dichiarato Fava.

Fava ha poi presentato il progetto Giovani, una piattaforma digitale – disponibile anche in app – che per la prima volta raccoglie in un unico spazio circa 50 servizi pensati per accompagnare le nuove generazioni nel mondo del lavoro e della previdenza. Uno strumento progettato per dialogare nel linguaggio delle nuove generazioni, affiancato da iniziative di mentoring, formazione continua, networking e una campagna di educazione previdenziale. Che si tratti dell’ennesimo flop targato Inps?

Sul piano politico, è intervenuto Antonio Misiani, vicepresidente della Commissione Bilancio del Senato, che ha puntato il dito contro i “contratti pirata” e la mancanza di un salario minimo. “Serve una legge sulla rappresentanza, un salario minimo e una riforma fiscale che impedisca alle categorie di sfuggire all’IRPEF. La riduzione del cuneo è positiva ma non basta: per aumentare i salari servono investimenti in competenze e produttività”, ha ammonito. Ma come si fa ad aumentare la produttività in un Paese come l’Italia dove non si fa nulla per ridurre la burocrazia (manco con i fondi del Pnrr si è riusciti a cavare un ragno dal buco) e dove le cosiddette riforme passano per la riduzione di un “misero punto dell’IRPEF?”.

Misiani ha poi lanciato l’allarme sulla fuga di cervelli: “Un milione di persone, perlopiù laureati, ha lasciato il Paese in dieci anni. Un’emorragia che va fermata”. Non male per chi ricopre l’incarico di parlamentare dal 28 aprile 2006

Un focus specifico è stato dedicato alla crisi del sistema sanitario. Il vicepresidente della Corte costituzionale, Luca Antonini, ha denunciato una crescente “povertà sanitaria”, con 4 milioni di italiani che nel 2024 non hanno avuto accesso alle cure. “Il nostro SSN è sotto pressione – ha spiegato – a causa dei tagli subiti tra il 2012 e il 2019. Oggi serve un cambio di paradigma”. Tra i nodi da sciogliere, Antonini ha citato l’emigrazione di giovani medici all’estero, la fuga dal pubblico verso il privato (i giovani medici non hanno più voglia di avere a che fare con la politica nelle corsie) e la rigidità delle retribuzioni nelle specializzazioni mediche. Si continua, però, a non fare il punto sulla discrezionalità della classe dirigente italiana nella designazione dei direttori generali, sanitari e amministrativi delle varie ASL in Italia. Una prassi, unita alle solite “leggi di riforma dei sistemi sanitari regionali”, capace di incasinare non poco la governance (e quindi l’erogazione dei servizi e delle prestazioni sanitarie) di tali enti.