Parkinson: il ruolo del colesterolo HDL nella prevenzione della malattia.

“Il colesterolo HDL può avere una capacità antiossidante e antiinfiammatoria nella patofisiologia della malattia di Parkinson”. È quanto sostenuto, nell’editoriale pubblicato sulla rivista Neurology, da Gian Pietro Sechi, direttore della Clinica Neurologica dell’AOU di Sassari, Giovanni Mario Pes dell’Uniss e Yong-Moon Park dell’Università dell’Arkansas.

“La malattia di Parkinson – ricorda Gian Pietro Sechi – è una devastante patologia neurodegenerativa per cui non esiste ancora alcuna definita terapia in grado di prevenire o rallentare il progressivo peggioramento”. Attualmente, in tutto il mondo, circa 10 milioni di individui ne sono colpiti e il numero è in continua crescita a causa dell’invecchiamento della popolazione. Da anni – prosegue il docente sassarese –, è noto che ridotti livelli plasmatici di colesterolo HDL rappresentano un definito, importante fattore di rischio per le patologie cardiovascolari, mentre l’effetto dei livelli plasmatici e dell’eccessiva fluttuazione dei tassi di colesterolo nel cervello sul rischio di sviluppare patologie neurodegenerative, quali malattia di Parkinson e demenza di Alzheimer, resta ancora indeterminato ed è attualmente oggetto di intensa ricerca scientifica”.

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Nello studio coreano, realizzato da Do-Hoon Kim, sul quale si è basato l’intervento dei tre esperti, si evidenzia che individui con livelli plasmatici basali di colesterolo HDL al di sotto di 40 mg/dl sono verosimilmente più predisposti a sviluppare malattia di Parkinson rispetto a quelli con valori di colesterolo HDL di 60 mg/dl o più.

“Ecco allora – afferma Gian Pietro Sechi – che con i colleghi nell’editoriale abbiamo ipotizzato che ampie fluttuazioni dei livelli di colesterolo nel cervello potrebbero facilitare l’aggregazione e l’accumulo della proteina alfa-sinucleina, probabile principale determinante patogenetico della malattia, proprio nelle cellule nervose situate in specifiche aree critiche del cervello. Nel nostro editoriale suggeriamo che la somministrazione cronica/per anni di farmaci di uso comune nella pratica clinica nelle patologie cardiovascolari, quali la niacina (vitamina B3) ed alcune classi di farmaci ipolipidemizzanti, quali i fibrati, in grado di incrementare nel sangue i livelli di colesterolo HDL, possano avere un ruolo terapeutico anche nella malattia di Parkinson. Questi farmaci, infatti, potrebbero anche essere utili nel prevenire o rallentare il progressivo peggioramento della neurodegenerazione negli individui a rischio”.

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