Navigator a rischio di licenziamento. Il colmo del paradigma pentastellato.

L’introduzione dei navigator nel sistema delle politiche attive del lavoro – fortemente voluta dal Movimento 5 Stelle – avrebbe dovuto rappresentare una novità nel nostro Paese, a supporto dei beneficiari del reddito di cittadinanza. A distanza di poco più di un anno, invece, potrebbero essere gli stessi navigator a dover cercare un nuovo lavoro, vista la scadenza dei contratti prevista per il prossimo 30 aprile… una vicenda imbarazzante o, meglio, il colmo che conferma, con molta probabilità, il tenore della visione pentastellata per le politiche attive del lavoro.

Una politica che, contrariamente ai politici di razza, è stata capace di creare a tempo di record un nuovo stuolo di dipendenti pubblici precari, come dimostra la vertenza dei navigator sardi, che, oggi, hanno chiesto l’intervento della Regione Sardegna per la proroga dei contratti, in scadenza a fine aprile 2021. Una richiesta sostenuta, sul piano politico, dalla mozione presentata dal gruppo M5S in Consiglio regionale, primo firmatario Michele Ciusa, per il quale “è inconcepibile e utopistico pensare di portare a termine l’attuazione del Piano regionale di potenziamento dei Centri per l’impiego, che la Regione Sardegna sta perseguendo, escludendo da questo processo la figura dei navigator”.

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Michele Ciusa, Desirè Manca, foto Sardegnagol riproduzione riservata
Michele Ciusa, Desirè Manca, foto Sardegnagol riproduzione riservata

“Nella nostra regione – ha proseguito Ciusa – i navigator hanno accolto oltre 30 mila beneficiari di reddito di cittadinanza, orientandoli verso percorsi di formazione scolastica o professionale o sostenendoli nella ricerca di una nuova occupazione”, ricordando inoltre che “con la delibera di Giunta n. 26/27 del 21 maggio scorso l’ASPAL è stata individuata quale soggetto attuatore delle misure previste dal Piano straordinario di potenziamento dei Centri per l’impiego”.

Un piano, ricordano i consiglieri pentastellati, che ha portato alla Regione Sardegna oltre 42 milioni di euro, per garantire, tra l’altro, l’evoluzione dei servizi connessi all’attuazione delle politiche collegate al Reddito di cittadinanza e l’ottimizzazione dei processi gestionali, mentre nel piano attuativo regionale, aggiornato con la Delibera del 28 gennaio 2021, n. 3/4, sarebbero stati ricompresi anche i navigator operanti nei centri per l’impiego dell’Isola.

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Una protesta proseguita nel pomeriggio in Consiglio regionale, dove i sindacati incaricati della ‘vertenza navigator’, sono stati ricevuti dal presidente del Consiglio regionale, Michele Pais, e dall’assessora al Lavoro, Alessandra Zedda, che ha assicurato il suo impegno a portare la vertenza all’attenzione della prossima Conferenza Stato – Regioni: “Chiederemo la proroga perché abbiamo massimo rispetto per le persone e i lavoratori anche se resta la nostra non condivisione per il progetto del Ministero che deve essere integrato ”.

vertenza navigator,
Vertenza navigator, incontro sindacati-Alessandra Zedda

Doveva essere una nuova rivoluzione nel mercato del lavoro italiano ma, pur riconoscendo l’impatto dell’emergenza Coronavirus e i mesi di “serrata nazionale”, che hanno influito sul funzionamento del meccanismo e sui numeri, il giudizio complessivo della misura del Reddito di Cittadinanza e l’introduzione dei navigator nel nostro sistema non può essere assolutamente considerata come una buona pratica della quale vantarsi, come confermato dalla nascita dell’ennesima vertenza sindacale.

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Inoltre, come non ricordare i contenziosi tra Governo centrale e Regioni, che non volevano l’inserimento dei navigator nei propri Centri per l’impiego? Una ‘rapporto tumultuoso’ tra Stato e Regioni che, oltre a confermare profondi problemi di dialettica tra centro e periferia, ha, di fatto, ritardato l’operatività dei navigator, a regime dal mese di dicembre 2019, e poi… il Covid-19.

Che dire, inoltre, dei percettori del Reddito di Cittadinanza a livello nazionale? 2,8 milioni di persone delle quali soltanto 196mila avrebbero sottoscritto un contratto di lavoro… per di più a termine!

Tralasciando le divergenti posizioni sulla legittimità della misura del Reddito di Cittadinanza, dunque, emerge un sostanziale fallimento, identificabile soprattutto nel meccanismo burocratico alla base del suo funzionamento e nell’assenza di un lavoro preparatorio che avrebbe richiesto anni, ma che si è invece esaurito in pochi mesi perché vi era l’esigenza di innalzare una bandiera, o, per usare le parole di un ‘grande statista’, di abolire la povertà.