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Nascite in Europa: mancano le statistiche sui bambini nati da genitori non UE.

I continui aggiornamenti sulla denatalità in Europa confermano i crescenti bug della politica demografica dell’Unione Europea, sottolineando, anche tra gli analfabeti funzionali, la necessità di una strategia ambiziosa a favore della natalità per permettere alla popolazione europea di invertire l’attuale rotta.

Già nel 2007, il Consiglio Economico e Sociale Europeo aveva evidenziato l’urgenza di politiche familiari mirate. Nella sua risposta a una domanda scritta, l’ex Commissario Schmit aveva dichiarato che “avere figli è una scelta individuale” e che “la Commissione supporta gli Stati membri nel creare condizioni sociali ed economiche favorevoli”, menzionando anche il ruolo della “migrazione” come strumento nel contesto demografico. Queste sono le stesse “soluzioni” indicate dalla presidente von der Leyen nel suo discorso sullo stato dell’Unione e nelle linee guida politiche per il periodo 2024-2029.

Viene da chiedersi, però, sebbene la natalità sia una scelta personale, perchè non esista una politica europea pro-nascita e, ancora, perchè in Europa non siano disponibili dati aggregati sul numero di bambini nati in Europa da genitori non provenienti dall’UE?

Su questi quesiti, la Commissione europea è inervenuta spiegando che i trattati dell’Unione Europea non attribuiscono competenze in merito a “politiche pro-nascita” a livello europeo, confermando che la natalità rimane una scelta individuale. Tuttavia, la Commissione ha ribadito il suo impegno nel sostenere gli Stati membri nella creazione di condizioni sociali ed economiche favorevoli, affrontando il cambiamento demografico con politiche che integrano il supporto alle famiglie, le riforme del mercato del lavoro, l’istruzione, lo sviluppo delle competenze e l’invecchiamento sano, insieme a misure per attrarre talenti. E i risultati, per esempio in Italia, si vedono tutti…

La Commissione ha sottolineato poi che un approccio completo è necessario per adattare le politiche sociali ed economiche e gestire il cambiamento demografico. Ciò implica una migliore conciliazione tra le aspirazioni familiari e il lavoro retribuito, oltre a garantire qualità della vita, accesso alle cure, alloggi adeguati, opportunità di lavoro e reddito sufficiente. Tali misure possono contribuire a mitigare gli effetti del cambiamento demografico, favorendo la partecipazione femminile alla forza lavoro e sostenendo lo sviluppo dei bambini.

Per quanto riguarda le statistiche, la Commissione ha chiarito, infine, che Eurostat raccoglie annualmente dati sui nati vivi in Europa, suddivisi per nazionalità della madre, ma senza includere informazioni sul secondo genitore. Non esistono, quindi, informazioni aggregate relative ai bambini nati da genitori non UE.

foto esudroff da Pixabay.com