Morti sul lavoro in aumento: nei primi tre mesi del 2025 oltre 200 vittime, +9,9% rispetto al 2024.
Non accenna a fermarsi l’emergenza sicurezza sul lavoro in Italia. Nei primi tre mesi del 2025 sono già 210 i lavoratori che hanno perso la vita: 150 durante l’attività lavorativa e altri 60 nel tragitto casa-lavoro. Un bilancio drammatico che segna un aumento del 9,9% rispetto allo stesso periodo del 2024 e che conferma come la piaga delle morti bianche resti una ferita aperta nel tessuto produttivo del Paese.
Il fenomeno si conferma diffuso e strutturale, con più della metà delle regioni italiane inserite nelle fasce di massima criticità. Sei sono in “zona rossa” per incidenza di morti sul lavoro – Basilicata, Trentino-Alto Adige, Umbria, Abruzzo, Molise e Campania – mentre cinque sono in “zona arancione”: Puglia, Calabria, Sicilia, Toscana e Liguria. È la Lombardia a detenere il triste primato per numero assoluto di vittime, seguita da Veneto e Campania.
Preoccupano soprattutto i settori dell’Edilizia, della Manifattura e della Logistica, da sempre tra i più esposti, che insieme raccolgono la fetta più ampia degli infortuni mortali. Il lunedì, secondo le rilevazioni, si conferma il giorno più luttuoso della settimana.
A lanciare l’allarme è l’Osservatorio Sicurezza sul Lavoro e Ambiente Vega di Mestre, che ha diffuso i dati aggiornati a fine marzo. “Siamo di fronte a una realtà drammatica che non cambia da anni”, ha dichiarato il presidente Mauro Rossato. “L’aumento delle vittime del 2025 dimostra che non solo non si registra alcun miglioramento, ma che si sta andando nella direzione opposta. Serve un cambio di passo deciso, strutturale e urgente”.
Il quadro è aggravato dalla condizione dei lavoratori stranieri, che pagano un tributo di sangue doppio rispetto agli italiani: 30 i decessi sul posto di lavoro nel solo mese di marzo, con un indice di mortalità pari a 11,9 ogni milione di occupati, contro il 5,6 degli italiani.
L’analisi per fasce d’età mostra che sono i lavoratori più anziani – in particolare gli over 55 – a essere più esposti al rischio, seguiti dai giovanissimi tra i 15 e i 24 anni. La fascia 55-64 anni è quella che registra il maggior numero di vittime in termini assoluti: 55 su 150.
Se da un lato i decessi aumentano, dall’altro cala – seppur leggermente – il numero complessivo delle denunce di infortunio, scese a 142.843, con un calo dell’1,6% rispetto a marzo 2024. Una dinamica che potrebbe celare una riduzione dell’occupazione in alcuni settori o, peggio, una sottostima delle denunce stesse.
Le attività manifatturiere restano quelle con più incidenti denunciati, seguite da sanità, edilizia, trasporti e commercio. Le donne rappresentano poco più di un terzo delle denunce totali e contano 25 vittime, undici sul posto di lavoro e quattordici in itinere.