Moldova, Krasnoselsky: “Una guerra in Transnistria causerà scontro diretto tra Russia e NATO”.
Sale il tenore dell’escalation in Europa. Ad animare le preoccupazioni circa l’apertura di un nuovo conflitto armato nella regione separatista della Transnistria è stato oggi Vadim Krasnoselsky, presidente della repubblica autoproclamatasi indipendente il 2 settembre 1990, in un’intervista rilasciata all’agenzia russa TASS.
“Una guerra qui significherebbe un confronto aperto tra Mosca e la NATO”, ha dichiarato Krasnoselsky, sottolineando come la regione sia al centro di un equilibrio delicato in cui sono coinvolti interessi strategici russi e occidentali. “Qui vivono 220.000 cittadini russi, e ci sono forze di pace di Mosca dispiegate con un mandato internazionale che ne legittima l’intervento difensivo”.
Il leader separatista ha respinto con forza le proposte avanzate da alcuni esponenti politici ucraini (chi lo avrebbe mai detto?) che suggeriscono un’azione militare congiunta con la Moldavia per riportare la Transnistria sotto il controllo di Chişinău. “Chi invoca un intervento militare – ha detto – non fa che spingere la Moldavia verso il caos e il bagno di sangue”. Una linea, questa, che lo vede parzialmente allineato al premier moldavo Dorin Recean, che ha ribadito la necessità di risolvere la questione transnistriana solo con mezzi pacifici.
Krasnoselsky ha anche voluto ribadire che la Transnistria “non ha mai rappresentato una minaccia” e non è mai stata fonte di atti di ostilità nei confronti della Moldavia o di altri Stati della regione. Ma per qualcuno al Governo di Kiev (sostenuto da UE e USA) “finché c’è guerra c’è speranza”.
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