Migrazione e demografia: uno studio dell’Università di Amsterdam mette in dubbio le strategie dell’UE.
Un recente studio dell’Università di Amsterdam solleva interrogativi sull’efficacia della migrazione come strumento per risolvere i problemi demografici in Europa. Secondo la ricerca, se le attuali tendenze migratorie continueranno, l’impatto sui conti pubblici nei Paesi Bassi potrebbe raggiungere i 600 miliardi di euro nei prossimi 20 anni.
Lo studio sottolinea che solo la migrazione qualificata proveniente da Nord America, Oceania, Europa occidentale e settentrionale, Israele e alcune economie avanzate dell’Asia apporterebbe benefici economici. Al contrario, l’immigrazione da altre regioni avrebbe effetti prevalentemente negativi o, nella migliore delle ipotesi, neutri sul sistema economico.
Questi dati entrano in contrasto con la visione della Commissione Europea, che considera la migrazione legale come una delle strategie per affrontare il calo demografico e le sfide socio-economiche ad esso legate. La strategia dell’UE in materia di demografia, delineata nella Demography Toolbox Communication, promuove un approccio integrato che include interventi nel mercato del lavoro, nei sistemi sanitari, nell’assistenza a lungo termine e nella coesione territoriale.
Di fronte ai risultati dello studio, l’europarlamentare Tomasz Froelich (ESN) ha presentato un’interrogazione scritta alla Commissione, chiedendo quale azione sarà messa in campo dalla Commissione sulla migrazione legale come soluzione alle sfide demografiche e quale impatto avranno questi risultati sulle future politiche dell’UE in materia di immigrazione e mercato del lavoro.
Ieri, la Commissaria Dubravka Šuica, a nome dell’Esecutivo UE, ha risposto evidenziando che il problema demografico richiede una strategia ampia e diversificata, non limitata alla gestione della popolazione attraverso la natalità o la migrazione.
Bruxelles, secondo l’esponente della Commissione, sottolinea che l’invecchiamento della popolazione rappresenta una minaccia per la competitività dell’UE e per la sostenibilità dei sistemi di welfare. Tuttavia, la Commissione riconosce che la migrazione da sola non è sufficiente a garantire la stabilità economica e che servono politiche mirate per favorire l’inserimento lavorativo dei migranti con competenze richieste dal mercato. Studi dell’OCSE e della stessa Commissione confermano questa necessità, sottolineando l’importanza di una strategia che incentivi la partecipazione al lavoro e migliori l’attrattività dell’UE per talenti qualificati.
Mentre il dibattito sulla gestione della crisi demografica si intensifica, la Commissione ribadisce l’importanza di utilizzare tutti gli strumenti disponibili per rafforzare la competitività dell’Europa, come indicato anche nel Rapporto Draghi sulla crescita dell’UE. Competitività, però, sempre più a rischio nella “democratica Ue”.