Europa

Meno diritti per le donne in Siria. Ma “Ursula e soci” sostengono Al-Jolani.

Il governo provvisorio siriano, guidato da Abou Mohammed Al-Jolani, ex membro di Al-Qaïda, ha dichiarato il proprio impegno nel rispettare le minoranze e difendere i diritti delle donne, cercando di migliorare la propria immagine sulla scena internazionale. Tuttavia, le sue azioni recenti hanno messo in luce le reali intenzioni e la visione islamista e rigorista della società del leader. Una circostanza imbarazzante specialmente per la Commissione europea, guidata da “Ursula e soci”, che, recentemente, ha “aperto la borsa” stanziando ben 2,5 miliardi di euro a sostegno della “transizione” in Siria.

Ad essere criticati, in particolare, il rifiuto di nomina di Shadi al-Waisi, un giudice islamico, a ministro della Giustizia, alcuni video che mostrano Al-Jolani ordinare l’esecuzione di due donne nel nome della Sharia a Idlib, e, ancora, le recenti riforme educative, che prevedono la sostituzione del manuale scolastico sulla “difesa della nazione” con quello sulla “difesa di Dio”, aprendo la strada ad un insegnamento islamico radicale.

Ieri per la Commissione Europea, l’Alto rappresentante dell’Ue, Kaja Kallas, ha provato a ripulirne l’immagine, sostenendo che l’Unione Europea ha una lunga tradizione di sostegno all’uguaglianza di genere e ai diritti delle donne in Siria, tramite il supporto alla società civile femminile siriana, l’assistenza umanitaria con un forte focus di genere e protezione, e la partecipazione al processo politico guidato dalle Nazioni Unite.

“Durante le prime interazioni con le autorità interinali siriane, si è sottolineata la necessità di una partecipazione piena, efficace e significativa delle donne nel processo politico. Durante la transizione – ha aggiunto la Kallas – i processi di responsabilità e giustizia transizionale devono mantenere una prospettiva di genere, assicurare che le donne siano ascoltate in tutte le fasi e mantenere un approccio centrato sulle vittime e le sopravvissute”.

Nel frattempo, però, le donne e le minoranze nel Paese, come quella cristiana e degli alawiti, continuano ad essere perseguitati e a ben poco può servire “l’invito dell’UE” a garantire un processo di transizione politica siriana inclusivo e guidato dal rispetto del diritto internazionale, dei diritti umani delle libertà fondamentali, del pluralismo e della tolleranza tra tutte le componenti della società.

Ma i miliardi di euro dall’Ue arriveranno comunque. Su questo Al-Jolani può dormire sonni tranquilli. Meno le donne siriane.

foto Dianne Ket da Pixabay.com