Europa

L’Unione Europea abbraccia ancora l’Azerbaigian, ignorando (di nuovo) le ombre sulla democrazia.

Nel cuore del Caucaso, tra tappeti rossi e sorrisi istituzionali, l’Unione Europea ribadisce il suo abbraccio caloroso a uno dei partner più controversi della regione: l’Azerbaigian. In una conferenza stampa congiunta tenutasi a Baku, l’Alto Rappresentante dell’Ue, Kaja Kallas, ha infatti elogiato il Paese guidato con pugno di ferro dalla dinastia degli Aliyev, confermando l’ennesimo sostegno politico ed economico dell’UE a una nazione che ben poco ha da offrire in termini di democrazia e diritti civili.

“«”L’Azerbaigian è un partner importante nella regione, è un apprezzato partner energetico dell’Unione Europea”, ha dichiarato Kallas, sorvolando con diplomatica disinvoltura sul fatto che il Paese continua a essere al centro di numerose denunce internazionali per violazioni dei diritti umani, repressione del dissenso e un tenore democratico a dir poco simbolico.

Incontro diplomatico la cui retorica ufficiale si concentra sull’“importanza strategica” di Baku per la sicurezza energetica europea. Tema tornato centrale dopo la crisi con la Russia. Una motivazione certamente reale, ma che rischia di trasformarsi nell’ennesima giustificazione per voltare le spalle a quei valori che Bruxelles si vanta di rappresentare: stato di diritto, libertà di stampa e pluralismo.

Kallas ha anche elogiato l’Azerbaigian per il suo “sostegno umanitario all’Ucraina” e per l’ospitalità del vertice COP29. Ma a molti osservatori non sfugge l’ironia amara di questi elogi, rivolti a un governo che continua a soffocare ogni forma di opposizione e a esercitare un controllo stretto sui media e sulla società civile.

In agenda anche i negoziati per un nuovo accordo di partenariato UE-Azerbaigian, una mossa che segna un ulteriore passo verso la “normalizzazione” di una relazione che, se fosse giudicata secondo gli standard di Copenaghen, faticherebbe perfino a iniziare.

Si è parlato anche del difficile processo di pace con l’Armenia, con un tono conciliante e ottimista che, al netto delle buone intenzioni, sembra ancora distante dal riflettere la complessità di un conflitto segnato da tensioni storiche e recenti violenze.