Europa

L’UE stanzia 2,5 miliardi per la Siria: preoccupazioni sul reale utilizzo dei fondi.

Un gruppo trasversale di eurodeputati ha sollevato (giustamente verrebbe da dire) dubbi e preoccupazioni sull’annunciato stanziamento da 2,5 miliardi di euro da parte dell’Unione Europea destinati a sostenere il regime del terrorista Al-Jolani in Siria. Nessuna giustificazione, ad oggi, può infatti garantire che l’utilizzo dei fondi europei possa tutelare la ricostruzione in senso democratico del Paese, a partire dalla protezione delle minoranze e dall’indipendenza del nuovo regime da gruppi islamisti radicali.

Come risaputo, con il crollo del regime di Bashar al-Assad, la Siria è entrata in una fase di transizione politica, guidata da Hayat Tahrir al-Cham (HTC), formazione islamista considerata erede di Al-Qaeda e dal suo leader Al-Jolani, in passato noto bombarolo e membro di Al-Qaeda.

Ad oggi, inoltre, non sono stati resi noti gli strumenti di controllo che verranno utilizzati per assicurare che i fondi europei vengano impiegati in modo trasparente senza cadere nelle mani sbagliate e alimentare nuove minacce alla sicurezza globale.

Ieri, a nome della Commissione, Dubravka Šuica ha sottolineato che “l’Unione resta fermamente impegnata per la fine delle violenze in Siria” e che ha già condannato con fermezza i crimini contro i civili, in particolare nelle aree costiere del Paese: “Ogni forma di assistenza non umanitaria è subordinata a progressi concreti da parte del governo di transizione, nel rispetto dei diritti umani, del pluralismo e delle libertà fondamentali. I finanziamenti – prosegue l’esponente dell’Esecutivo europeo, sono soggetti a meccanismi di controllo rigorosi, con valutazioni del rischio e monitoraggi condotti anche da enti terzi”. Ma quali? Non è dato saperlo.

La Commissione, tuttavia, non si è espressa esplicitamente sulla figura di Al-Jolani, evitando una condanna diretta e alimentando non poche perplessità sul tenore democratico del secondo mandato von der Leyen.

foto hosny salah da Pixabay.com