Europa

L’UE accusata di acquistare gas russo “mascherato” da azero.

Un’interrogazione al Parlamento europeo solleva dubbi sulla reale provenienza del gas importato da Baku e mette sotto accusa la coerenza della politica energetica dell’Unione.

Il gas azero sotto esame.

L’Unione europea è oggi il principale investitore e partner commerciale dell’Azerbaigian, come sottolineato anche dal sito del Consiglio dell’UE. Da quando, nel luglio 2022, la presidente della Commissione Ursula von der Leyen ha firmato un accordo con il presidente azero Ilham Aliyev, Bruxelles ha indicato Baku come un fornitore alternativo di gas al posto della Russia.

L’intesa prevedeva un aumento delle forniture da 12 miliardi di metri cubi nel 2022 a quasi 20 miliardi entro il 2027, in linea con la strategia europea di diversificazione energetica dopo l’invasione russa dell’Ucraina.

L’accusa: “Dietro il gas azero c’è quello russo”.

Secondo l’eurodeputato Jean-Paul Garraud (PfE), autore di un’interrogazione parlamentare, la narrativa ufficiale europea nasconderebbe però una contraddizione: l’Azerbaigian non dispone da solo dei volumi necessari per rispettare gli impegni presi con l’UE.

Per colmare il divario, sostiene Garraud, Baku importerebbe gas russo, che successivamente rivenderebbe all’Unione europea. In sostanza, Bruxelles starebbe acquistando gas russo “travestito” da azero, pagando un prezzo più alto e continuando indirettamente a finanziare Mosca.

“Ipocrisia europea” e questioni morali.

L’eurodeputato accusa la Commissione di ipocrisia su due fronti: da un lato, proseguirebbe le importazioni di gas russo in forma indiretta, tradendo gli impegni di indipendenza energetica, dall’altro, si affiderebbe a un partner – l’Azerbaigian – accusato di violazioni dei diritti umani e aggressioni militari contro l’Armenia.

Garraud ricorda infatti che le forze azere hanno attaccato l’Armenia nel 2021 e sarebbero responsabili di crimini di guerra, episodi che a suo giudizio renderebbero necessario un boicottaggio del gas proveniente da Baku.

Un test di coerenza per la politica energetica dell’UE.

La vicenda riaccende il dibattito sulla coerenza della strategia energetica europea, tra la necessità di ridurre la dipendenza da Mosca e la ricerca di fornitori alternativi in regioni instabili.

Se confermate, le accuse metterebbero in discussione la credibilità dell’Unione nel perseguire una politica energetica fondata su sicurezza, trasparenza e rispetto dei diritti umani — gli stessi valori che l’UE afferma di difendere sulla scena internazionale.

foto Copyright European Commission