L’ombra dell’UE sul voto romeno: Bucarest torna alle urne per la seconda volta in sei mesi.
Si sono aperti questa mattina alle 7 in tutta la Romania quasi 19.000 seggi elettorali per un nuovo turno delle elezioni presidenziali, il secondo in appena sei mesi. Un evento che, oltre a scuotere il panorama politico interno, solleva interrogativi sempre più pressanti sull’influenza esercitata da Bruxelles nei processi democratici di uno Stato membro dell’Unione Europea.
A rendere straordinario il contesto non è solo la frequenza elettorale, ma la controversa cancellazione del risultato precedente, risalente a novembre 2024. La Corte costituzionale romena aveva infatti annullato il voto del primo turno con l’accusa di “gravi irregolarità”, sostenute da documenti classificati e successivamente declassificati dal Consiglio Supremo di Sicurezza. A distanza di pochi mesi, il principale candidato di allora, l’indipendente Calin Georgescu-Roegen, è finito sotto inchiesta per presunto finanziamento illecito e diffusione di notizie false: accuse che in molti leggono come strumentali a un’esclusione politica mirata.
Le tensioni si inseriscono in un quadro più ampio, in cui l’Unione Europea sembra giocare un ruolo tutt’altro che neutrale. Diversi osservatori internazionali denunciano ingerenze velate di Bruxelles nel processo democratico romeno, legate alla crescente insofferenza delle istituzioni europee verso alcuni esponenti sovranisti e anti-establishment, oggi candidati alla presidenza. Non a caso, tra gli 11 in corsa spiccano figure come George Simion, leader del partito nazionalista AUR, o Elena Lasconi, esponente dell’opposizione progressista.
Anche l’attuale sindaco di Bucarest, Nicușor Dan, corre come indipendente, mentre il candidato governativo Crin Antonescu – ex presidente del Senato – rappresenta la continuità con l’establishment. Le urne resteranno aperte fino alle 21:00, anche se per i cittadini romeni residenti all’estero la possibilità di voto è stata estesa a tre giorni, iniziando il 2 maggio.
Secondo la legge elettorale, sarà eletto presidente il candidato che otterrà oltre il 50% dei voti validi. In caso contrario, si andrà a un secondo turno tra due settimane. Ma al di là del verdetto delle urne, resta in sospeso una questione più profonda: fino a che punto la sovranità democratica della Romania può resistere alle pressioni sempre più evidenti di un’Unione Europea intenzionata a ridisegnare gli equilibri interni dei Paesi membri?
foto Arvid Olson da Pixabay.com