Politica

L’Italia si conferma un Paese poco innovativo per le politiche giovanili. 1,5 milioni di euro per gli oratori.

Nel 2025, l’Italia torna a investire – ancora una volta – su una delle politiche giovanili più tradizionali e meno innovative: gli oratori. Il Ministro per lo Sport e i Giovani, Andrea Abodi, ha annunciato un contributo pubblico di 500mila euro all’anno, per il triennio 2025-2027, destinato al sostegno dei cosiddetti “presìdi sociali insostituibili”, come li ha definiti in una nota ufficiale.

“L’oratorio è un luogo dove educazione, solidarietà e inclusione si intrecciano”, ha dichiarato il ministro, rilanciando l’immagine di questi spazi come snodo centrale per la crescita delle nuove generazioni. I fondi, gestiti dal Dipartimento per lo Sport, saranno rivolti a parrocchie, ONLUS, enti ecclesiastici e associazioni religiose del Terzo Settore. Le risorse serviranno alla formazione degli operatori, allo sviluppo di attività educative e sportive, e a progetti di ricerca e sperimentazione, pur sempre in un contesto fortemente legato al mondo confessionale.

Ma mentre il governo celebra l’oratorio come “rete di prossimità”, il mondo giovanile attende – ormai da anni – un segnale di cambiamento. Nessuna nuova visione, nessuna reale innovazione o apertura verso modelli laici, digitali o culturali capaci di intercettare i bisogni e i linguaggi delle nuove generazioni. Una politica che guarda al passato più che al futuro, confermando una tendenza consolidata: investire in strutture simboliche della tradizione, senza interrogarsi su cosa oggi significhi davvero essere giovani in Italia.

Il rischio (meglio parlare di conferme) è quello di continuare a finanziare contenitori noti, svuotati di reale attrattiva, e alimentare il crescente divario tra istituzioni e nuove generazioni.

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