Sardegna

L’istruzione che apre (e chiude) le porte del lavoro: una fotografia dell’Italia di oggi.

In Italia, il legame tra accesso all’istruzione e condizione lavorativa appare sempre più saldo, al punto da rappresentare uno dei principali fattori di disuguaglianza sociale. Studiare conviene, almeno secondo i numeri. Eppure, proprio chi avrebbe più bisogno dell’ascensore sociale rappresentato dalla scuola, spesso rimane bloccato ai piani inferiori, in un meccanismo che rende l’esclusione educativa e professionale quasi ereditaria.

I dati, elaborati da Fondazione Openpolis, parlano chiaro. Tra i giovani di 18-24 anni, il tasso di occupazione è del 60,5% per chi ha conseguito un diploma, ma scende al 44,4% per chi ha lasciato gli studi in anticipo. La distanza si allarga ulteriormente con l’avanzare dell’età: tra i 25-34enni, il 74% dei laureati risulta occupato, contro il 57,3% di chi si è fermato alla licenza media. E le differenze non riguardano solo l’accesso al lavoro, ma anche la sua qualità. Il lavoro part-time involontario, ad esempio, colpisce quasi tre giovani su quattro tra coloro che non hanno proseguito oltre la scuola dell’obbligo, mentre cala sensibilmente tra i laureati.

Il fenomeno è ancora più evidente guardando al contesto territoriale. I comuni con i tassi di occupazione più alti – quasi esclusivamente concentrati nel Centro-Nord – sono anche quelli con la maggiore incidenza di diplomati e laureati. Al contrario, le città dove si registra la quota più bassa di occupati coincidono quasi sempre con quelle in cui è più alta la presenza di residenti con solo la licenza media, come Catania, Napoli e Palermo. In questi centri, il tasso di occupazione resta sotto il 55% e la percentuale di laureati si aggira attorno al 23%, ben al di sotto della media nazionale.

Il nodo centrale resta l’accesso diseguale all’istruzione. Nonostante i cambiamenti sociali e il crescente bisogno di competenze nel mercato del lavoro, in Italia sono ancora i figli dei laureati a godere delle maggiori possibilità di proseguire gli studi. Se almeno uno dei genitori ha una laurea, il 70% dei figli arriva a conseguire un titolo universitario. Al contrario, rileva Openpolis, tra i giovani con genitori che si sono fermati alla scuola dell’obbligo, solo il 12% riesce a laurearsi, mentre quasi uno su quattro abbandona la scuola prima del tempo.

La povertà educativa, in questo scenario, si conferma, dunque, come una delle forme più insidiose di disuguaglianza. Non si limita alla mancanza di accesso alla scuola, ma include l’assenza di stimoli culturali, sportivi, sociali. È un contesto che ostacola lo sviluppo del potenziale dei bambini fin dall’infanzia, compromettendo la loro capacità di costruirsi un futuro migliore rispetto al passato familiare.