Lingua blu. Nell’isola oltre 50mila capi morti e 177mila improduttivi.

Mentre la Giunta regionale prosegue in perfetta continuità con gli interventi copia-incolla (spacciandoli per innovativi) e si chiude nel “palazzo” dimenticando la società civile dell’Isola, i problemi, a partire dalla sanità e fino ad arrivare all’agricoltura, non accennano a trovare il supporto dell’azione politico-amministrativa regionale.

Proprio sul fronte dell’agricoltura, sembra infatti di essere tornati alle ambientazioni medioevali, con l’epidemia della lingua blu raggiungere livelli devastanti, con una perdita lorda per minor fatturato delle imprese di settore che si aggira ormai a circa 85 milioni di euro.

I numeri, condivisi oggi da Coldiretti Sardegna, lo certificano con oltre 225.000 animali che non genereranno reddito per le aziende di allevamento sarde, considerati i più di 176.000 capi che saranno improduttivi di latte e agnelli a cui si sommano i 50.000 animali morti (su 1,4 milioni di capi presenti – fonte ultimo bollettino Istituto Zooprofilattico della Sardegna). Cifre impressionanti che portano ad altre ripercussioni negative per il sistema economico.

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Per Coldiretti Sardegna le proporzioni attuali del problema sono strettamente connesse “all’assenza di azioni efficaci di gestione del problema” tanto che l’emergenza sanitaria e finanziaria appare tutt’altro che risolta, nonostante i ripetuti allarmi lanciati dagli allevatori di Coldiretti Sardegna. I provvedimenti adottati fin qui dalla Regione non solo non sono sufficienti a contenere il dramma in atto, ma all’orizzonte non si intravvede ancora una misura efficace. Il piano di contenimento dell’epidemia, mai decollato realmente, ha lasciato molte zone dell’isola senza interventi tempestivi e adeguati con le conseguenze sempre più gravi che si vedono ancora oggi.

“La situazione che fotografiamo oggi conferma che non solo le risorse stanziate – pari a 13,5 milioni di euro – risultano del tutto inadeguate a fronteggiare l’escalation della situazione ma ormai serve il piano emergenziale per ristorare gli allevatori colpiti promesso e mai attuato. Con il numero di capi morti in vertiginosa crescita, si rende indispensabile l’unità di crisi promessa ed è urgente un intervento finanziario massiccio, oltre alla creazione della task force regionale operativa e di un’unità di crisi, misure promesse ma non ancora concretizzate”, si legge nella nota odierna della Coldiretti.

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Una crisi non certo recente in Sardegna. La lingua blu ha iniziato, infatti, a diffondersi capillarmente già da giugno, raggiungendo i livelli preoccupanti di oggi. All’inizio di settembre si contavano già circa 1.000 focolai, un numero che è aumentato in modo esponenziale nelle settimane successive fino a raggiungere i 3.000 a fine mese. Particolarmente colpiti sono stati il Sulcis, il Campidano, Oristanese, il Nuorese, la Gallura e il Sassarese, con ripercussioni anche nel settore bovino, dove le restrizioni alla movimentazione del bestiame avevano messo in ginocchio gli allevatori e compromesso parte della stagione di vendita. Ancora sul bovino si pagano conseguenze visibili anche oggi con i danni subiti per i blocchi alle movimentazioni e le difficoltà nelle vendite.

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