Libia, il caso Osama Almasri Najim agita Bruxelles. La Commissione prende le distanze dall’Italia.
La Commissione europea prende le distanze dal caso che ha messo al centro l’Italia in merito alla presunta liberazione del generale libico Osama Almasri Najim, accusato di gravi violazioni dei diritti umani e ricercato dalla Corte penale internazionale (CPI). La questione, al centro di un’interrogazione parlamentare firmata da esponenti dei gruppi The Left e Verts/ALE, ha sollevato dubbi sull’eventuale compromissione degli impegni giuridici e valoriali dell’Unione europea.
Secondo quanto riportato da diverse fonti, le autorità italiane avrebbero giocato un ruolo attivo nella liberazione di Najim, episodio che – sempre secondo indiscrezioni – avrebbe portato anche all’apertura di un’indagine sulla presidente del Consiglio Giorgia Meloni. Alla Commissione è stato chiesto di esprimere una valutazione politica e legale sull’accaduto e di chiarire quali misure intenda adottare per evitare che situazioni simili possano mettere a rischio la credibilità dell’Unione nel suo sostegno alla giustizia internazionale.
Nella risposta ufficiale, datata 4 aprile 2025 e firmata dalla commissaria Kaja Kallas, la Commissione ribadisce che non si pronuncia sulle decisioni delle autorità giudiziarie nazionali, ma conferma il proprio sostegno fermo e incondizionato alla Corte penale internazionale e ai principi stabiliti dallo Statuto di Roma, di cui tutti gli Stati membri dell’UE sono parte.
“La Commissione – si legge nella nota – incoraggia la piena cooperazione con la Corte, anche attraverso l’esecuzione rapida dei mandati di arresto pendenti.” Un riferimento che appare diretto, seppur diplomaticamente sfumato, al caso Najim.
La Commissione, nell’occasione, ha evitato (come di consueto) ogni commento diretto sul coinvolgimento italiano, ma l’interrogazione presentata da eurodeputati come Ilaria Salis, Leoluca Orlando e Cristina Guarda continua a sollevare l’attenzione politica e mediatica sul ruolo dell’Italia nella vicenda. Se confermato, l’episodio rischierebbe di compromettere la coerenza dell’azione esterna dell’Unione, in un momento cruciale per la stabilizzazione della Libia e la tutela del diritto internazionale.
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