Libertà di stampa, Italia in caduta libera: ora è al 49° posto.
L’Italia scivola ancora più in basso nella classifica globale della libertà di stampa stilata da Reporters Sans Frontières (RSF). Nel rapporto pubblicato in occasione della Giornata mondiale della libertà di stampa, il nostro Paese si attesta al 49° posto su 180, tre posizioni in meno rispetto al 2024, segnalando una preoccupante tendenza al peggioramento.
Nella scheda dedicata all’Italia, l’organizzazione denuncia una molteplicità di fattori che continuano a compromettere il libero esercizio del giornalismo. Al Sud, le organizzazioni mafiose e gruppi estremisti esercitano ancora pressioni e minacce fisiche, mentre sul piano legislativo la cosiddetta “legge bavaglio” – fortemente voluta dalla maggioranza guidata dalla premier Giorgia Meloni – limita la pubblicazione delle ordinanze di custodia cautelare fino all’udienza preliminare. Una misura che, secondo RSF, rischia di zittire soprattutto i cronisti giudiziari.
Non meno grave, secondo l’ONG, è il clima di autocensura che si è ormai radicato tra molti professionisti dei media, spesso condizionati dalle linee editoriali imposte dai vertici o intimoriti dalle ripercussioni legali. “La precarietà lavorativa, la polarizzazione sociale e gli attacchi verbali e fisici ai danni dei giornalisti – si legge nel rapporto – stanno compromettendo il dinamismo e l’indipendenza dell’intero settore”.
La situazione è ulteriormente aggravata da un quadro politico nazionale (ed anche europeo) che rende sempre meno accessibili i sostegni ai cosiddetti “media indipendenti”, agevolando i gruppi editoriali già consolidati.
Secondo i dati di RSF, ancora, in Italia sono attualmente una ventina i giornalisti italiani costretti a vivere sotto scorta a causa delle minacce ricevute per il loro lavoro su criminalità organizzata, corruzione e malaffare. Una fotografia che, più che di un Paese occidentale e democratico, ricorda contesti dove l’informazione è sistematicamente sotto assedio.