L’Europa a “ranghi sparsi” sull’intelligenza artificiale.
Mentre la Francia annuncia investimenti record per 109 miliardi di euro nel settore dell’intelligenza artificiale con l’obiettivo di diventare leader europeo, la Commissione Europea replica con un piano d’azione poco ambizioso per rafforzare la competitività dell’intero continente. Il messaggio è chiaro: l’Europa intende restare indietro nella corsa globale all’IA, dominata da Stati Uniti e Cina.
Eppure, anche in questa occasione, non è mancata l’autocelebrativa affermazione dell’Esecutivo von der Leyen, in risposta a un’interrogazione parlamentare presentata da Daniel Buda del PPE, per il quale sono audaci le misure in corso, a partire dal nuovo AI Continent Action Plan, pubblicato lo scorso 9 aprile, mirato a rafforzare le infrastrutture digitali e computazionali, il potenziamento delle competenze e dei talenti, e l’adozione diffusa dell’intelligenza artificiale nei settori scientifici e strategici.
Improbabili, anche se la Commissione europea prova a sostenere il contrario, gli interventi per la semplificazione normativa – con un’attuazione graduale e sostenibile dell’AI Act, già approvato – e il sostegno all’innovazione attraverso strumenti come i regulatory sandboxes, ambienti controllati per testare nuove soluzioni tecnologiche.
E mentre la Francia, uno dei 27 Paesi Ue, mette sul piatto da sola 109 miliardi di euro, l’Ue pensa di sostenere concretamente l’innovazione con “risorse considerevoli”, destinando qualche “miliardata” random e senza programmazione per le AI factories e investimenti in supercomputer in Ue. Circa 10 miliardi fino al 2027 per la precisione. Insomma, un decimo di quanto soltanto la Francia ha deciso di investire come singolo Stato membro.
Sul fronte dei semiconduttori, poi sarà difficile attirare investimenti stranieri in Ue, vista la grande attrattività di Big Player come Cina e USA, capaci di muovere con uno schiocco di dita centinaia di miliardi di euro. Altro che gli 80 miliardi programmati dalla Commissione von der Leyen attraverso il Chips Act.
Non esiste – o meglio non funziona – un piano coordinato a livello UE simile all’iniziativa francese. Si va, dunque, verso la frammentazione e la promozione “a singhiozzo” degli investimenti su larga scala. Un risultato di fatto che continuerà a mantenere l’Europa in una condizione di secondo piano, se non marginale, sul piano della competitività nel settore dell’intelligenza artificiale.
foto © Portuguese Presidenct of the Council of the European Union 2021 – Gonçalo Delgado