Legge sui partiti politici in Azerbaigian, SEAE: “Rischio per pluralismo”.

La nuova legge sui partiti politici approvata in Azerbaigian rischia di diminuire il tenore del pluralismo politico secondo quanto riportato nell’ultima nota del portavoce del Servizio europeo per l’azione esterna, Peter Stano: “L’Unione europea è preoccupata per le restrizioni introdotte dalla nuova legge sui partiti politici in Azerbaigian. Legge che rischia di produrre un effetto dissuasivo sul pluralismo politico e sui diritti e le libertà fondamentali come la libertà di associazione, la libertà di espressione e la libertà di riunione pacifica. Diritti – ricorda Stano – fondamentali per il funzionamento di una società democratica”.

“Un partner chiave”, l’Azerbaigian, con il quale si possono fare affari “per allontanare l’UE dai combustibili fossili russi” come ricordato lo scorso mese di luglio dalla presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen.

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Una dichiarazione che oggi, alla luce della preoccupazione espressa dal SEAE (ricordiamolo, mica acqua fresca), non può che aprire una riflessione nel merito del metro di giudizio della Commissione europea circa l’adesione dei propri partner commerciali ai valori dell’Ue.

“L’UE esorta l’Azerbaigian a dare seguito alle raccomandazioni di lunga data della commissione di Venezia del Consiglio d’Europa sulla precedente legge sui partiti politici, nonché alle raccomandazioni della commissione di Venezia e al parere dell’OSCE/ODHIR del 13 marzo su questa nuova legge. I partiti politici – conclude la nota del portavoce del SEAE – in quanto principali strumenti collettivi di espressione politica, contribuiscono a dare voce alla volontà politica dei cittadini e, pertanto, devono essere garantiti sistemi multipartitici vivaci, responsabili e inclusivi”.

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Paese, inoltre, dove il livello di libertà è tra i più bassi al mondo, come ricordato da Freedom House che ha classificato l’Azerbaigian, come Stato “non libero” con un punteggio totale per il 2022 di 9 su 100 in diminuzione rispetto all’anno prima, quando aveva raggiunto il punteggio di 10 su 100. Nel campo dei diritti politici ha raggiunto il punteggio di 2 su 40 e per quanto riguarda le libertà civili 7 su 60.

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