Le foto di Robert Capa in mostra a Cagliari.

Le fotografie 1932 – 1954 di Robert Capa resteranno in mostra sino al 6 ottobre a Cagliari al Palazzo di Città. Una grande retrospettiva che in questi mesi è stata visitata da circa 16.000 persone.

Per l’occasione, la mostra resterà aperta fino alle ore 21 e nel corso della giornata proporrà, oltre al normale ingresso, anche 4 visite guidate a cura delle storiche dell’arte dei Musei civici cagliaritani, con inizio alle ore 11, 15, 17 e 19.

Saranno presenti in mostra tutte le principali esperienze che caratterizzano il lavoro del fotografo ungherese, naturalizzato statunitense: gli anni parigini, la Guerra civile spagnola, l’esperienza bellica fra Cina e Giappone, la Seconda guerra mondiale con la liberazione dell’Italia fino a Montecassino, lo sbarco in Normandia, l’avanzata alleato fino a Berlino, la Russia del secondo dopoguerra, la nascita dello stato di Israele e, infine, il conflitto in Indocina, dove Capa morirà prematuramente nel 1954. Un panorama completo che fornirà al visitatore l’opportunità di conoscere tutte le fasi più importanti della carriera di questo fotografo. Acquisendo, in queste azioni, una fama che gli permise di pubblicare nelle più importanti riviste internazionali, fra le quali “Life” e “Picture post”, con quello stile di fotografare potente e toccante allo stesso tempo, senza alcuna retorica e con un’urgenza tale da spingersi a scattare a pochi metri dai campi di battaglia, fin dentro il cuore dei conflitti. Celebre, in tal senso, la sua dichiarazione: “Se non hai fatto una buona fotografia, vuol dire che non ti sei avvicinato a sufficienza alla realtà”.

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Ma il lavoro di Robert Capa non si limitò solo esclusivamente a testimoniare eventi drammatici, ma spaziò anche in altre dimensioni non riconducibili alla sofferenza della guerra. La mostra infatti esplora il rapporto del fotografo con il mondo della cultura dell’epoca con ritratti di celebri personaggi come Pablo Picasso, Ernest Hemingway, Truman Capote e Henry Matisse, mostrando così la sua capacità di penetrare in fondo nella vita delle persone immortalate.

foto Ruth Orkin