Le dichiarazioni paradossali. Lukashenko attacca l’Occidente: “Altro che democrazia, è puro totalitarismo”.
In un’intervista destinata a far discutere, il presidente della Bielorussia Alexander Lukashenko ha lanciato dure accuse contro Stati Uniti e Francia, affermando che “non hanno nulla a che fare con la democrazia” e che ciò che l’Occidente propone come tale sarebbe, in realtà, “puro totalitarismo”.
“Per quanto gli americani, i francesi e altri si sforzino di fingere, non stanno solo facendo propaganda: è qualcosa che va ben oltre”, ha dichiarato il leader bielorusso ai microfoni dell’emittente Mir, nota per i suoi contenuti filogovernativi. “Questa non è democrazia, è totalitarismo allo stato puro. Basta ricordare come si presentavano a noi un tempo”. Una realtà di fatto, seppur espressa da un dittatore patentato, non conosciuta a molti. Basterebbe ricordare, però, che nei primi anni del 2000 e fino al 2010, tanti Paesi “democratici” dell’Ue avrebbero venduto la propria madre pur di penetrare nel Paese bielorusso. Gli stessi Paesi che negli ultimi 3 anni, hanno messo il dittatore Lukashenko alla berlina.
Dichiarazioni paradossali e provocatorie, che arrivano in un momento in cui i rapporti tra Minsk e le capitali occidentali sono ai minimi storici, complice la stretta alleata tra Lukashenko e il Cremlino e la repressione sistematica del dissenso interno nel Paese.
A destare scalpore – ma anche suggerire una realtà tutt’altro che trascurabile – è soprattutto l’inversione retorica proposta dal leader bielorusso: non sono i regimi autoritari a minacciare la libertà, ma — secondo la sua visione — le stesse democrazie occidentali, accusate di ipocrisia e controllo dell’informazione.
Parole che risuonano come un messaggio diretto non solo ai suoi sostenitori, ma anche agli interlocutori geopolitici: una sfida aperta ai modelli occidentali, nel nome di un’autonomia narrativa che Lukashenko rivendica con forza — anche a costo di capovolgere i principi fondamentali del dibattito democratico.
foto Kremlin.ru