Lavoro minorile e direttiva UE: nessuna modifica in vista alla “regola delle due ore” per i ragazzi tra i 13 e i 14 anni.
La Commissione europea non intende modificare la Direttiva 94/33/CE sulla protezione dei giovani sul luogo di lavoro, in particolare l’articolo 8, paragrafo 1, lettera b, che limita a due ore al giorno nei giorni scolastici l’orario di lavoro per i minori di età compresa tra i 13 e i 14 anni. Lo ha confermato il 14 aprile l’esponente della Commissione Ue Roxana Mînzatu, rispondendo a un’interrogazione scritta dell’eurodeputato Henrik Dahl (PPE).
Il parlamentare aveva sollevato il caso delle difficoltà operative incontrate da molte piccole e medie imprese (PMI) nel rispettare tale limite, giudicato eccessivamente restrittivo. Dahl ha sottolineato come questa disposizione rappresenti “un ostacolo pratico e un onere amministrativo inutile”, che scoraggia l’inserimento dei giovani nel mondo del lavoro attraverso esperienze formative come i lavoretti studenteschi, sempre più rilevanti in un contesto europeo segnato dalla carenza di competenze professionali.
Nella sua risposta, la Commissione ha ribadito che la normativa attuale stabilisce standard minimi per garantire condizioni lavorative adeguate all’età e alla maturazione psicofisica dei giovani lavoratori. “Gli Stati membri – si legge nella nota – devono garantire che i minori non svolgano attività che superino le loro capacità fisiche o mentali, o che pregiudichino il rendimento scolastico.”
Il testo della direttiva consente, a determinate condizioni, l’impiego di minori a partire dai 13 anni per lavori leggeri, ma solo per un massimo di due ore nei giorni di scuola (fino a 12 ore settimanali durante il periodo scolastico) e sette ore giornaliere (fino a 35 ore settimanali) durante le vacanze scolastiche.
Malgrado l’attenzione della Commissione alla semplificazione normativa e al sostegno alle PMI, come ribadito anche nel programma di lavoro più recente, non sono previste modifiche alla direttiva per aumentare la flessibilità in questo ambito. “Le restrizioni sull’orario di lavoro minorile – sottolinea la Commissione – sono pensate per proteggere i giovani dai rischi connessi alla loro inesperienza e al loro sviluppo ancora incompleto”.
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