La Sinistra di facciata e “diversamente democratica” chiede il bavaglio delle opinioni scomode.
È ancora il gruppo dei Socialisti e Democratici (S&D) a guidare l’offensiva contro la libertà di espressione nell’Unione Europea. A muovere l’attacco questa volta è l’eurodeputata italiana Pina Picierno, che in un’interrogazione scritta alla Commissione Europea chiede conto della presunta violazione delle sanzioni UE da parte di due testate italiane“colpevoli” di aver ospitato – o anche solo pensato di ospitare – il giornalista russo Vladimir Solovyev.
Un caso, quello del noto opinionista pro putiniano (inserito nella lista delle sanzioni UE dal febbraio 2022) che non ha mancato di sollevare il dibattito sulla libertà di parola, il diritto al servizio pubblico (e alla promozione del senso critico) e del pluralismo informativo.
Nel mirino della Picierno, in particolare, non sembrerebbe esserci solo la figura di Solovyev, ma chiunque dia spazio a una voce “non allineata” alla narrazione europea dominante, fatta di “democratici che spendono miliardi di fondi pubblici in armi”, che vincono premi per la pace “dichiarando il proprio sostegno all’invio di carri armati” e che sostengono guerre per interposta persona.
L’esponente del gruppo dei “socialisti e democratici” ha poi attaccato la trasmissione “Lo Stato delle cose” di Rai 3 per aver in passato invitato il commentatore russo e accusato apertamente la piattaforma indipendente Byoblu di essere “allineata alla propaganda del Cremlino” e di promuovere “narrazioni ostili all’UE e ai suoi valori democratici”.
Così democratici che ora in Europa si punta al programma SAFE e ReArm, mentre l’Ue scivola inesorabile verso l’abisso dello spopolamento e della perdita di competitività globale.
La risposta della Commissione, datata 20 giugno, è restata, però, su binari istituzionali rilevando una distanza dalla partigianeria espressa negli ultimi 3 anni verso la Russia (che stia cambiando qualcosa?). “Si ricorda- si legge nella nota – che il rispetto delle sanzioni è responsabilità degli Stati membri e che esistono strumenti per combattere la disinformazione, come il Digital Services Act e la piattaforma “EU vs Disinfo”.
Basterebbe guardare proprio quest’ultima piattaforma “democratica” per rendersi conto che ormai il senso critico dalle parti delle istituzioni europee è evaporato.
“Tuttavia – conclude la Commissione di Ursula e soci – si ribadisce che qualsiasi misura restrittiva, compreso il divieto di trasmissione per media russi, deve essere adottata all’unanimità dal Consiglio”.
In altre parole: non è compito della Commissione tappare la bocca a giornalisti o piattaforme di informazione. Ma è evidente che in alcuni ambienti politici si continua a sognare una stampa acritica e prona. L’Europa, per ampi versi, si conferma – contrariamente alla narrazione retorica circa la superiorità democratica europea – una entità geografica dove chi dissente o semplicemente ospita voci non conformi è additato come “collaborazionista del nemico”.
Curioso, ma non troppo, che a chiedere il bavaglio siano proprio coloro che si definiscono “democratici” al Parlamento europeo.
Foto Daina Le Lardic Copyright: © European Union 2022 – Source : EP