La Russia oscura 15 media europei: il Cremlino (sbagliando) risponde a Bruxelles con le stesse armi.
Una giornata nera per la libertà d’informazione e il sostegno al pensiero critico dei cittadini. Mosca, infatti, reagendo alle sanzioni Ue, ha deciso – coerentemente con quanto fatto tre anni fa dalla “democratica UE” – di oscurare 15 siti di informazione dell’UE. Il pensiero critico, ancora una volta, viene sacrificato sul campo delle tensioni geopolitiche e anche la Federazione Russa, oggi, è caduta nella trappola dei doppi standard e della censura preventiva.
Il Cremlino, in particolare, ha annunciato il blocco dell’accesso ai siti web di 15 testate giornalistiche europee, in risposta diretta alle sanzioni imposte dall’Unione europea contro otto media russi, tra cui Lenta.ru, News Front e Eurasia Daily. Si tratta di una misura ritorsiva, che segna un ulteriore deterioramento delle relazioni tra Mosca e Bruxelles sul fronte dell’informazione. Ma anche – e soprattutto – di un duro colpo alla libertà di stampa e al pluralismo dell’informazione.
Il ministero degli Esteri russo, Sergey Lavrov, ha motivato la decisione con la necessità di “contrastare la diffusione di disinformazione” e ha ribadito che le restrizioni europee contro i media russi sono “politicamente motivate” e “in violazione degli impegni internazionali dell’UE sulla libertà di accesso all’informazione”. Ma, oggi, il Cremlino ha deciso di seguire le stesse scelte perverse dell’Ue, replicando in modo quasi speculare al blocco – imposto nel 2022 dall’Unione europea – dei canali russi Russia Today e Sputnik, allora accusati di propaganda e disinformazione nel contesto dell’invasione dell’Ucraina. A distanza di tre anni, lo schema si ripete: l’UE impone sanzioni, Mosca risponde colpendo la stampa europea. Un gioco a specchio in cui, alla fine, a perdere è sempre la libertà d’informazione e il diritto dei cittadini a informarsi attraverso diverse fonti. Anche quelle meno mainstream.
Il risultato è un cortocircuito pericoloso: ogni parte giustifica le proprie restrizioni con argomentazioni legate alla sicurezza e alla verità dei contenuti, ma nel farlo nega al pubblico la possibilità di accedere a fonti diverse e formarsi un’opinione autonoma. La censura, da qualunque lato provenga, di fatto, impoverisce il dibattito pubblico e ostacola lo sviluppo di un pensiero critico.
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