La ridondante fermezza del Presidente Solinas

Durante questa crisi c’è stata una Sardegna che si è comportata in maniera ineccepibile e un’altra che ha commesso numerosi errori. La prima sono stati i cittadini che, salvo pochissime eccezioni, hanno rispettato le disposizioni dando un contributo DETERMINANTE nel contrasto alla diffusione del virus. La seconda sono state le istituzioni che, al contrario, non sono riuscite a impedire che il contagio si diffondesse in misura preoccupante in ospedali e case di riposo. Per capirci, se questa seconda Sardegna avesse svolto il suo compito come ha fatto la prima, ora vivremmo in una Regione con poche centinaia di casi di covid-19, quasi tutti d’origine esterna.

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Ciò nonostante, nel ridefinire limiti e restrizioni al giro boa del 13 aprile, ancora una volta il peso della quarantena viene fatto ricadere interamente sulla parte virtuosa: i cittadini. Con un provvedimento sorprendentemente vessatorio, Solinas ha cassato le prime parziali riaperture decise dal Governo: librerie, cartolerie, negozi per bambini. Certamente non i tipici luoghi di focolai e assembramenti incontrollati, almeno non qui nell’Isola.  

Salvo l’ipotesi che la Sardegna stia per essere travolta da un’ondata di contagi, cosa peraltro non impossibile viste le drammatiche inefficienze sopra menzionate, è difficile trovare una motivazione per questo provvedimento. Mero sfoggio di maschia presidenzialità? Ricorso al “Vieto ergo sum”, carta jolly sempre valida per qualsiasi amministrazione in crisi d’identità? non è dato sapersi. Resta il fatto che, malgrado numerosi e autorevoli voci del mondo scientifico abbiano addirittura prospettato l’idea di una riapertura anticipata per la Sardegna, qui si procede in contro tendenza rispetto a una Nazione che cerca faticosamente di riconquistare il sogno della normalità. A questo punto è lecito auspicare che al Governatore e al suo comitato scientifico di neofiti di Skype non venga in mente di tirarci un brutto scherzo la sera del 3 maggio.  

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