La Presidente Todde parla di inclusione, ma in 13 mesi la Regione non ha legiferato contro lo spopolamento.
Parole, parole, parole. Continua, anche oggi purtroppo, la saga delle narrazioni autoreferenziali della “presidente decaduta”. Scenario dell’ultima puntata oggi è stata la cornice della città di Nùoro, dove si è svolta la presentazione del Rapporto OCSE “Ripensare l’attrattività della Sardegna”, un’analisi approfondita (per qualcuno/a) sulle politiche di sviluppo della regione con un focus sulle strategie per migliorarne la competitività e l’attrattività in un contesto globale sempre più orientato alla sostenibilità e all’inclusione. Insomma, una barzelletta con la classe dirigente al governo e all’opposizione nell’Isola.
Un evento che, se da un lato ha evidenziato le potenzialità della Sardegna, dall’altro ha messo in luce le contraddizioni della gestione regionale.
La presidente della Regione, Alessandra Todde, ha introdotto la presentazione sottolineando l’importanza di “sviluppare le aree interne” e ha dichiarato con convinzione: “Non possiamo più perdere 5 mila ragazzi ogni anno che lasciano la nostra Isola. Puntiamo invece, grazie alle nostre risorse ambientali e imprenditoriali, a essere un importante centro di innovazione tecnologica e sostenibilità nel Mediterraneo”. Un discorso che richiama l’inclusione, l’innovazione e il trattenimento dei giovani talenti, ma che, al contempo, fa i conti con una realtà amara. In 13 mesi di governo, l’esecutivo e la maggioranza in Consiglio regionale non sono riusciti a varare alcuna legge o promuovere iniziative concrete per contrastare il grave fenomeno dello spopolamento e del “brain drain”.
La presidente Todde ha infatti parlato di un “diritto a restare” per i giovani, invocando un cambio di mentalità, ma nel frattempo la sua Giunta non ha prodotto nulla di innovativo: neanche sul fronte delle “palle” raccontate a più mani (clamoroso il caso della delibera della Corte dei conti che, per i produttori di disinformazione istituzionale, avrebbe scagionato la decaduta dalle accuse formalizzate lo scorso 3 gennaio 2025).
Nel frattempo, la Sardegna continua a soffrire di una fuga di giovani talenti, che si allontanano dall’isola per mancanza di opportunità professionali e politiche che incentivino la loro permanenza. Se confrontato con il governo della XVI legislatura, il bilancio di questa giunta appare – circostanza decisamente clamorosa – ancora più deludente.
L’OCSE, nell’occasione, ha analizzato come le risorse ambientali della Sardegna siano un punto di forza per migliorare l’attrattività dell’isola, ma ha anche evidenziato la necessità di trovare un equilibrio per evitare il cosiddetto “overtourism” che rischia di danneggiare il fragile ecosistema ambientale. Inoltre, tra le opportunità di sviluppo più promettenti, l’organizzazione ha messo in evidenza progetti come l’Einstein Telescope, che potrebbe generare oltre 6 miliardi di attività economica e creare più di 36.000 posti di lavoro. Ma non è chiaro come l’attuale giunta intenda concretizzare queste opportunità, considerando la stagnazione nelle politiche di innovazione e sostenibilità. Senza contare la pessima capacità legislativa, per la quale basterebbe guardare il portale del Consiglio regionale… braccia rubate all’accattonaggio!
“Attrarre giovani dall’estero” è un altro punto evidenziato dalla presidente Todde, che ha parlato della necessità di “smantellare la patente di sardità” per essere più aperti alle novità. Ma se la politica regionale continua a non produrre azioni strutturali, le parole rischiano di restare vuote, mentre il flusso di giovani talenti continuerà a dirigersi altrove. E, nonostante nell’Isola operino organizzazioni qualificate, le istituzioni al vertice (nonostante gli appelli e le proposte) guardano altrove e organizzano “tristi passillare” nelle scuole sarde.
In sintesi, mentre la presidente Todde dipinge un futuro radioso per la Sardegna, la realtà racconta una storia ben diversa: un governo che, nonostante i proclami, non è riuscito a legiferare in modo efficace per contrastare lo spopolamento, favorire l’inclusione sociale e fermare l’emorragia di giovani qualificati. La Sardegna rischia così di restare un’isola nel senso più amaro del termine, un luogo isolato non solo geograficamente, ma anche politicamente.
Ma la situazione si fa ancora più critica quando si considera la gestione delle risorse pubbliche da parte dell’attuale giunta. Nonostante le continue dichiarazioni sulla programmazione e sullo sviluppo sostenibile, la maggioranza Todde ha fatto parlare di sé per il modo in cui ha sperperato milioni di euro attraverso affidamenti diretti, come confermato nell’ultimo assestamento di bilancio. Invece di destinare risorse a politiche concrete per il contrasto allo spopolamento e la promozione di iniziative inclusive, la giunta ha preferito optare per un uso opaco e inefficiente dei fondi pubblici, alimentando il sospetto che le dichiarazioni sulla programmazione siano solo un alibi per mascherare un’incapacità gestionale evidente. E con la nuova manovra finanziaria si prospetta un ulteriore tentativo della maggioranza regionale di mascherare la paternità dei cosiddetti “emendamenti puntuali” dei consiglieri/e regionali.
In sintesi, mentre la presidente Todde dipinge un futuro radioso per la Sardegna, la realtà racconta una storia ben diversa: un governo che, nonostante i proclami, non è riuscito a legiferare in modo efficace per contrastare lo spopolamento, favorire l’inclusione sociale e fermare l’emorragia di giovani qualificati. La Sardegna si conferma, così, un’isola nel senso più amaro del termine, un luogo isolato non solo geograficamente, ma anche politicamente, dove il sogno di un futuro prospero e inclusivo è irrealizzabile.
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