Europa

La deriva antidemocratica dell’Ue. In Germania, l’AfD (al 20,8% dei consensi) dichiarato “pericolo per la democrazia”.

L’AfD, il partito di estrema destra tedesco guidato da Alice Weidel, è stato ufficialmente classificato come una “organizzazione estremista” dall’Ufficio federale per la protezione della Costituzione (BfV). In una nota, l’agenzia di intelligence tedesca ha spiegato che il partito, già definito “caso sospetto” in passato, presenta “numerosi indizi di attività dirette a minare l’ordine democratico liberale”.

La reazione dell’AfD non si è fatta attendere: i portavoce federali, Alice Weidel e Tino Chrupalla, hanno definito la decisione un “duro colpo per la democrazia tedesca”, accusando il governo di un intervento politico mirato a screditare il partito proprio prima del cambio di governo, previsto tra pochi giorni.

L’AfD, che alle recenti elezioni ha ottenuto il 20,8% dei consensi, può, però essere vista come un segnale inequivocabile della deriva antidemocratica in Europa.

L’analisi condotta dal BfV, in aprticolare, ha accusato il partito di alimentare paure irrazionali nei confronti di rifugiati, migranti e minoranze, e di fare propaganda contro questi gruppi con l’intento di suscitare odio e divisione nella società. Un altro aspetto emerso riguarda la costante demonizzazione dei migranti, con affermazioni generalizzanti che alimentano pregiudizi e ansie, per esempio, sull’inclinazione alla violenza da parte dei migranti provenienti da paesi a maggioranza musulmana.

La classificazione dell’AfD come gruppo estremista avrà implicazioni significative. In primo luogo, consentirà alle agenzie di intelligence di intensificare il monitoraggio del partito, con il diritto di intercettare telefonate, sorvegliare riunioni e persino reclutare informatori. Inoltre, la decisione potrebbe riaccendere il dibattito su un eventuale divieto dell’AfD, con il Bundestag o il governo federale che potrebbero chiedere alla Corte costituzionale di Karlsruhe di intervenire.

foto Achim Scholty da Pixabay.com