La “decaduta” parla di “speranza rubata” mentre in Consiglio Regionale si sottraggono milioni in affidamenti diretti.
Alessandra Todde, con la sua solita retorica, ha dichiarato nel pomeriggio dal palco della manifestazione dei Cinque Stelle a Roma che “il sistema ha attivato gli anticorpi, ma noi ci siamo, stiamo ridando coraggio a un popolo che lo aveva perso. Io ci sto mettendo l’anima: noi non ci faremo rubare la speranza”. Ma mentre la Todde e il Movimento 5 Stelle si esibiscono in proclami da palcoscenico, la realtà che emerge dalla politica regionale sarda, dove la “decaduta” conduce la partita insieme ai “soci di maggioranza” è ben diversa. La speranza, quella stessa speranza di cui parla la politica, sembra proprio essere rubata costantemente ai cittadini/e sardi/e, come tristemente confermato nel corso del primo anno di mandato.
L’ultima approvazione dell’assestamento di bilancio in Consiglio regionale, infatti, ha visto il passaggio silenzioso di decine di milioni di euro, sottratti attraverso affidamenti diretti che hanno poco a che fare con il benessere della collettività. Che cosa ci si è deciso di fare con questi fondi? Rinnovare infissi, sistemare parchi auto, creare murales in giro per la Sardegna. Azioni che, certamente, non possono essere ignorate, ma che sollevano seri dubbi sull’efficacia di tale gestione in un momento in cui ci sarebbero ben altre priorità. Ma oggi si parla di speranza rubata. Sarebbe, però, meglio parlare dei fondi pubblici che non arrivano alla sanità, alle imprese, ai giovani per avviare un percorso di vita indipendente. E la serie di esempi potrebbe continuare…
E non finisce qui. Se qualcuno pensava che la situazione potesse migliorare, la verità è che, nella prossima manovra finanziaria, il gioco delle “mani furbine” di via Roma si farà ancora più invisibile. Non ci saranno (probabilmente) gli emendamenti puntuali dei consiglieri/e regionali, come accaduto finora, a indicare con precisione i destinatari di tali fondi. Saranno, invece, gli assessorati regionali stessi a presentare gli affidamenti, mantenendo l’anonimato sugli effettivi mandatari di questi soldi pubblici. Il risultato? Un sistema che, pur cambiando forma, continua a alimentare opacità e interessi privati sotto il velo della “buona amministrazione”. E questi al governo oggi criticavano veementemente Christian Solinas e soci nella XVI Legislatura. Che impudenza! Una cinica e irriverente mancanza di ritegno, probabilmente, difficile da decodificare dalla platea di groupies e analfabeti funzionali che tanto animano le pagine social della “decaduta” e soci.
La speranza, dunque, è rubata non solo dai palchi delle manifestazioni, ma anche dalle stanze del potere regionale. In Sardegna, mentre si promette coraggio e rinascita, si alimentano pratiche che, invece, rischiano solo di impoverire ulteriormente i cittadini/e sardi/e.