Europa

La Corte Suprema limita le ingiunzioni nazionali: un’altra vittoria storica per Trump.

In una sentenza destinata a segnare una svolta storica, la Corte Suprema degli Stati Uniti ha limitato il potere dei tribunali di sospendere a livello nazionale le decisioni esecutive del presidente, tra cui l’annullamento del diritto di cittadinanza per nascita voluto da Donald Trump nel suo primo mese di ritorno alla Casa Bianca. La sentenza, contenuta in 119 pagine, è stata approvata da sei giudici conservatori, mentre i tre giudici liberali si sono espressi contrari, evidenziando così una netta spaccatura all’interno del massimo tribunale.

Con questa decisione, la Corte ha ridotto drasticamente l’uso delle cosiddette “ingiunzioni nazionali”, ovvero quei provvedimenti con cui singoli tribunali bloccano politiche presidenziali su tutto il territorio nazionale. Un meccanismo che, secondo i giudici conservatori, non spetta ai tribunali federali, che devono invece limitarsi a risolvere casi e controversie secondo l’autorità conferita loro dal Congresso. Amy Comey Barrett, giudice conservatrice, ha sottolineato che “quando un tribunale conclude che il potere esecutivo ha agito illecitamente, la risposta non è che il tribunale debba a sua volta eccedere i suoi poteri”.

La sentenza, pur non entrando nel merito della costituzionalità del provvedimento sullo ius soli, autorizza temporaneamente l’entrata in vigore di quell’ordine esecutivo in alcune aree del Paese, limitando l’autorità dei giudici di bloccare queste politiche su scala nazionale. Un fatto che amplia significativamente i poteri dell’esecutivo e favorisce la rapidità di attuazione delle decisioni presidenziali.

Donald Trump ha celebrato la vittoria con entusiasmo, definendola “una vittoria enorme per la Costituzione, la separazione dei poteri e lo stato di diritto”. Il presidente ha lodato pubblicamente il Procuratore Generale Pam Bondi e tutto il Dipartimento di Giustizia per il successo ottenuto. “Hanno salvato la divisione dei poteri, è una sentenza importantissima”, ha dichiarato nella sala stampa della Casa Bianca, definendo la decisione “monumentale”.

La vittoria di Trump riguarda in particolare il contrasto alle cosiddette “ingiunzioni universali” che, durante il suo mandato, erano state spesso utilizzate da tribunali in cinque giurisdizioni liberali – California, Maryland, Massachusetts, Washington e Distretto di Columbia – per bloccare a livello nazionale molte delle sue politiche, come la sospensione del diritto di cittadinanza per nascita, il taglio ai fondi per le “città santuario”, il blocco dei programmi di reinsediamento dei rifugiati e la limitazione dei finanziamenti pubblici per interventi di chirurgia transgender.

La decisione ha suscitato anche un acceso dibattito tra i giudici della Corte Suprema. Sonia Sotomayor, giudice liberal, ha espresso un netto dissenso definendo il diritto di sovrintendere all’esecutivo “un precetto della nostra democrazia” che oggi la Corte rischia di abbandonare, con un possibile indebolimento dello stato di diritto.

Mentre la sentenza ha autorizzato temporaneamente l’ordine esecutivo di Trump sullo ius soli, la decisione definitiva sulla costituzionalità di questo provvedimento è attesa per ottobre. Intanto, la sentenza ha un impatto ben più ampio sul bilanciamento tra potere giudiziario ed esecutivo, rafforzando il principio che i tribunali non devono poter bloccare unilateralmente politiche presidenziali su scala nazionale.

La vittoria è stata accolta con favore anche da esponenti repubblicani e da esperti legali, che la considerano un rafforzamento dell’autorità presidenziale e una tutela del mandato democratico espresso dagli elettori. Pam Bondi ha dichiarato che “gli americani stanno finalmente ottenendo ciò per cui hanno votato”, mentre il senatore John Kennedy ha accusato i tribunali di aver “inventato” il concetto di ingiunzioni universali per motivi politici.

Con questa sentenza, la Corte Suprema cambia radicalmente il rapporto tra giudici e potere esecutivo, ribadendo un nuovo equilibrio nella divisione dei poteri che avrà ripercussioni profonde nel panorama politico e istituzionale americano.

foto press.donaldjtrump.com