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Italia sempre più anziana e con meno attività: in Sardegna età media +7,4 anni nell’ultimo ventennio.

In Italia la popolazione continua a invecchiare rapidamente, perdendo un sempre maggiore numero di persone in età lavorativa (entro il 2035 si perderanno, infatti, circa 1,5 milioni di lavoratori nel “Bel Paese”). È un cambiamento silenzioso ma profondo, che incide già oggi sulla sostenibilità economica e sociale del Paese, e che pone interrogativi sempre più urgenti sul futuro del welfare, del lavoro e della crescita.

Negli ultimi vent’anni, l’età media degli italiani è aumentata in tutte le regioni, passando da 42,5 anni nel 2005 a 46,8 nel 2025. A certificare il trend è l’Istat, che mostra come l’invecchiamento non risparmi alcun territorio. A guidare questa trasformazione sono soprattutto le regioni del Mezzogiorno: in Sardegna, l’età media è cresciuta di ben 7,4 anni; in Puglia di 6,5; in Basilicata di 6. Nonostante ciò, i territori con la popolazione più anziana restano Liguria e – proprio – Sardegna, uniche due regioni dove si supera la soglia dei 49 anni.

Il quadro che emerge dall’analisi della composizione per età è chiaro: diminuisce ovunque il peso dei giovani (0-14 anni) e delle persone in età attiva (15-64), mentre cresce la fetta di popolazione anziana (65 anni e oltre). Se nel 2005 esistevano differenze marcate tra Nord e Sud, oggi queste si sono quasi del tutto appiattite. La struttura demografica è ormai omogenea su tutto il territorio: circa il 63-64% della popolazione è in età lavorativa, l’11-12% sono giovani, e un quarto ha più di 65 anni.

Una società in cui la popolazione attiva diminuisce mentre cresce quella che necessita di sostegno rischia di diventare insostenibile. L’indice di dipendenza strutturale – che misura il rapporto tra popolazione inattiva (giovani e anziani) e popolazione attiva – fotografa con precisione questo squilibrio: dal 50,7 del 2005 si è saliti al 57,8 nel 2025. In Liguria, dove il fenomeno è più marcato, si arriva al 65,3.

Dietro questi numeri si cela una pressione crescente sul sistema pensionistico, sulla sanità e, più in generale, sull’intero sistema di protezione sociale. E se l’Italia è da tempo uno dei Paesi più vecchi d’Europa, oggi lo diventa in modo sempre più rapido.

A testimoniare la portata dell’invecchiamento demografico è anche l’indice di vecchiaia, che mette a confronto la popolazione anziana con quella giovanile. Nel 2025 il valore nazionale sfiora quota 208: significa che per ogni 100 giovani ci sono oltre 200 anziani. In Liguria e Sardegna il dato è ancora più allarmante, vicino a 300. Un salto drammatico rispetto al 2005, quando diverse regioni avevano ancora un indice inferiore a 100, segno di una popolazione più giovane che anziana.

La combinazione tra bassa natalità, allungamento della vita media e riduzione della forza lavoro rischia di frenare il potenziale produttivo dell’Italia, aumentare il carico fiscale sui lavoratori attivi e rendere più difficile la tenuta del welfare. La questione non è più solo demografica, ma economica e politica.