Europa

Iran. Prima bombardano, poi parlano di pace: l’ipocrisia delle democrazie occidentali.

Mentre il cielo sopra l’Iran era illuminato dai raid aerei americani, le cancellerie occidentali tornavano a recitare il loro copione preferito: “la pace”. Un concetto ormai svuotato di senso, pronunciato puntualmente dopo ogni dimostrazione muscolare, come se la distruzione fosse una tappa necessaria del dialogo.

A farsi portavoce di questa retorica, il premier israeliano Benyamin Netanyahu, che in un video in inglese ha definito “coraggiosa” la decisione del presidente Donald Trump di colpire i siti nucleari iraniani. “Cambierà la storia”, ha detto con enfasi, celebrando l’attacco come un evento epocale.

Poi la frase emblematica, che suona più come un’ammissione: “Io e il presidente Trump diciamo spesso, ‘la pace attraverso la forza’. Prima viene la forza, poi viene la pace”. E stasera, ha proseguito Netanyahu, “il presidente Trump e gli Stati Uniti hanno agito con molta forza”.

Un paradosso tutto occidentale: lanciare bombe in nome della sicurezza, colpire in profondità per “garantire” stabilità, devastare in nome della pace. La narrativa resta la stessa da decenni, ma il risultato non cambia: territori destabilizzati, e migliaia di vite spezzate.

Dietro l’elogio della “forza”, le democrazie occidentali rivelano ancora una volta la loro doppia morale: esportano guerra e pretendono gratitudine, parlano di diplomazia mentre aprono nuovi fronti di conflitto.

foto Andreas H. da Pixabay.com