Insularità, la Todde in audizione: “La Sardegna ha il numero più elevato di Neet”.
La convinzione secondo la quale il principio di insularità possa essere ridotto introducendo nuove misure finanziarie rappresenta “una idea fuorviante”, senza possibilità alcuna di andare “alla radice del problema”. Questo il pensiero della Presidente della Regione Sardegna, Alessandra Todde, intervenuta oggi nel corso dell’audizione della Commissione parlamentare per il contrasto degli svantaggi derivanti dall’insularità.
“Il principio di insularità – spiega la Todde – non può essere compreso se non si analizza insieme al principio di uguaglianza sostanziale dell’articolo 3, secondo comma della Costituzione”.
Premesse per fare il punto sui 7 assi imprescindibili per portare la Sardegna fuori dalle “paludi del sottosviluppo”: “Abbiamo identificato degli assi sui quali ragionare. Va data priorità massima al miglioramento dell’accessibilità aerea e marittima, pretendendo un maggiore impegno dello Stato, almeno pari a quello di Francia e Spagna investito per le isole maggiori. Abbiamo necessità di recuperare i gap infrastrutturali. Vanno indirizzati i fondi di coesione per ridurre i divari infrastrutturali a partire dal trasporto interno e le telecomunicazioni. Investimenti nella trasformazione digitale – sostiene – possono ridurre gli effetti negativi dell’isolamento geografica. La Sardegna può diventare un Hub importante per la ricerca, con progetti come l’Einstein Telescope e la regione già ospita progetti di ricerca importanti come Aria e il Sardinia Radio Telescope. Come 4° asse – prosegue – serve l’adozione di politiche locali dal basso e difendere le prerogative speciali della Regione rispetto al taglio di risorse di stampa centralistico. Ancora è imprescindibile migliorare la pubblica amministrazione, l’efficenza della governance e investire nella formazione. Bisogna provvedere all’introduzione di forme di fiscalità di sviluppo per attrarre risorse in aree problematiche. Infine, bisogna promuovere uno sviluppo bilanciato nel settore energetico e garantire il rispetto del paesaggio”.
Macrosettori, secondo la presidente, ai quali andrebbero sommati altri filoni di intervento, a partire dal tema della competitività. “Uno degli handicap della Sardegna è rappresentato dalla difficoltà di essere competitivi nel mercato: bisognerebbe fare una battaglia comune sui regimi degli aiuti di Stato imposti dall’Ue. Le istituzioni – prosegue – si devono concentrare su politiche pubbliche, sullo stop agli interventi sussidiari e iniziare a mettere in pratica politiche di lungo respiro”.
Lo sviluppo di una regione come la Sardegna, quindi secondo la Governatrice, sarebbe “messo in secondo piano a causa di un approccio crentralista”, come ricordato dallo sfruttamento delle risorse naturali in assenza di un piano di sviluppo dei territori, avvenuto, per esempio negli anni, nel Sulcis-Iglesiente. Intervento, poi, proseguito sull’altra grande piaga dell’Isola, la siccità, considerato “un problema per le attività agricole, l’allevamento e il turismo”. “Questi ultimi mesi sono stati i più problematici per l’approvvigionamento critico in Sardegna. Isola dove è necessario un investimento dello Stato per l’efficentamento della rete idrica in Sardegna, dove si verifica uno spreco idrico con picchi fino al 75%”.
Tra le altre criticità citate dalla Governatrice, l’infrastrutturazione della Regione e i trasporti: “La Sardegna è la regione con l’indice di infrastrutturazione più basso d’Italia, inoltre la Sardegna è l’Isola europea più isolata rispetto al continente e ha un mercato interno molto ridotto (1,5milioni di abitanti) e disperso (68 abitanti per km2). Elementi che ne decretano una vulnerabilità di fatto. Le politiche dei trasporti – prosegue – devono mettere al centro la mobilità interna. La Sardegna presenta ancora strutture ferroviarie fatiscenti e non risultano esserci interventi infrastrutturali di sistema”.
Un fugace accenno poi ai giovani sardi e al “grande inverno demografico”: “La Sardegna ha un numero elevato di Neet, eppure risulta essere la regione più colpita dai tagli derivanti dal dimensionamento scolastico. La Sardegna ha grandi problemi sotto il profilo demografico e abbiamo una bassa percentuale di nascite nonché un esponenziale aumento dell’età delle persone e, ormai, si pagano più pensioni che stipendi. Eppure lo Stato non ha mai posto in essere politiche di attrazione del capitale umano”.
Serve pertanto, per la Todde, una “leale collaborazione tra Stato e Regione per la definizione oculata del fondo di sviluppo e coesione, mirate ad affrontare il gap di sviluppo”. “Per anni la Regione e lo Stato hanno programmato in modo poco efficente tali risorse. La stessa fotografia della programmazione fsc 2000-2020, ci dice che solo il 47% di quanto stanziato è stato speso e circa 300 milioni di interventi saranno definanziati”.
“La soluzione – conclude la Governatrice – non può essere l’eccessivo centralismo. E’ sempre più necessario un cambiamento di paradigma che non riduca le regioni a soggetti attuatori e, in assenza di meccanismi di flessibilità e dialogo si rischia di condannare ad un ulteriore sottosviluppo le regioni che si è voluto tutelare con l’inserimento del principio di insularità in Costituzione”.