Insegnamento di sostegno in Ue. La Commissione Ue conferma i propri “limiti di competenza”.
Il tema dell’inclusione scolastica e del riconoscimento dei titoli esteri per l’insegnamento di sostegno è di rilevanza crescente nell’Unione Europea. La direttiva 2005/36/CE, che promuove la libera circolazione delle persone e delle competenze professionali, è alla base del sistema di riconoscimento delle qualifiche nei vari Stati membri, garantendo l’accesso alla formazione e alle professioni. L’Italia, in particolare, si distingue per il suo impegno nell’inclusione degli studenti con disabilità, adottando percorsi formativi rigorosi per i docenti di sostegno.
Tuttavia, l’emergere di titoli di specializzazione ottenuti all’estero, talvolta attraverso percorsi formativi meno strutturati rispetto agli standard italiani, solleva interrogativi sulla qualità dell’inclusione scolastica e sulla trasparenza dei processi di equipollenza. La crescente presenza di questi titoli potrebbe compromettere la coerenza degli standard educativi e minare l’efficacia del sostegno scolastico, generando preoccupazioni tra gli esperti del settore.
In risposta a queste problematiche, l’interrogazione presentata dal deputato Pasquale Tridico del gruppo “La Sinistra” pone una serie di quesiti alla Commissione europea. Il primo riguarda le misure che l’UE intende adottare per garantire che i titoli esteri rispettino standard minimi comuni, in linea con la Convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità. Il secondo interrogativo riguarda la possibilità di istituire un quadro europeo di riferimento per armonizzare i criteri di valutazione dei titoli di sostegno scolastico, al fine di assicurare coerenza, trasparenza e qualità.
Imprescindibile, quindi, una linea guida comune per gli Stati membri per valutare la corrispondenza tra i percorsi di formazione e introdurre un sistema di monitoraggio periodico per garantire il rispetto degli standard educativi inclusivi.
Purtroppo, come sempre d’altronde, la risposta della Commissione europea del 20 marzo 2025, ha ribadito – oltre che i soliti limiti di competenza di “Ursula e soci” – che la priorità strategica dello spazio europeo dell’istruzione è il miglioramento della qualità, dell’equità e dell’inclusione nell’educazione per tutti: “L’UE supporta gli Stati membri nel colmare le lacune nell’istruzione per alunni con bisogni speciali, in linea con la strategia per i diritti delle persone con disabilità. Tuttavia, la responsabilità nell’organizzare i sistemi di istruzione, inclusi i percorsi di inclusione scolastica, rimane in capo agli Stati membri, limitando l’introduzione di norme comuni. La Commissione, pur promuovendo l’inclusione attraverso iniziative specifiche, lascia ai singoli Paesi la regolamentazione dei ruoli di sostegno scolastico e la definizione dei criteri di accesso e formazione”.