Inclusione. Rimandate a data da destinarsi le “Capitali europee dei bambini”.
La Commissione europea, nonostante l’accoglimento della proposta del Parlamento per l’istituzione delle Capitali europee dei bambini, ha recentemente frenato su tempi e modalità, procrastinando a data da destinarsi l’avvio dell’iniziativa.
Una idea, vale la pena ricordarlo, approvata a larga maggioranza dall’Europarlamento nel marzo 2024 e mirata a rafforzare i diritti dell’infanzia, promuovere la partecipazione attiva dei più piccoli alla vita pubblica e favorire gli scambi tra giovani di diversi Stati membri, offrendo loro una prima esperienza diretta della diversità europea e del funzionamento dell’Unione. Politiche, viste le sempre più inaccessibili (e poco trasparenti) call europee, decisamente non in linea con la strategia della Commissione von der Leyen.
Esecutivo che ha provato, però, a giustificare la propria scelta. Secondo il commissario Glenn Micallef, seppur l’idea del Parlamento europeo sia in “piena sintonia” con la strategia UE sui diritti dei bambini e nella Child Participation Platform, essa dovrà essere “sottoposta a una valutazione preliminare per definire obiettivi, ambito e impatto, evitando sovrapposizioni con programmi già esistenti come la Capitale europea della gioventù, le Capitali della cultura, le Capitali dell’inclusione e della diversità o l’Access City Award“. Tentativi estemporanei, andando oltre i comunicati “di Ursula e soci” e la pessima comunicazione social dei “beneficiari dei contributi europei”, che non hanno lasciato, ad oggi, alcun segno nella società europea.
La Commissione, inoltre, ha bacchettato il Parlamento europeo, sottolineando l’importanza di creare sinergie con UNICEF (già promotore dell’iniziativa “Child Friendly Cities”) e con le organizzazioni per i diritti dell’infanzia, oltre che con autorità locali e regionali. Insomma, gli eurodeputati, prima di presentare una proposta, studino di più… senza contare che il progetto dovrà inoltre tenere conto delle risorse e delle priorità del prossimo quadro finanziario pluriennale 2028-2034, rendendo quindi improbabile una partenza immediata.
Ciliegina sulla torta è stata la tirata d’orecchie sulla presunta assenza di azioni del Parlamento europeo per il “coinvolgimento sostanziale dei bambini”. La Commissione ha infatti invitato ad abbandonare proposte “celebrative e simboliche”. Un monito che, però, suona paradossale se a pronunciarlo è la stessa Commissione Ue, spesso impegnata a lanciare iniziative costose e di scarso impatto, in particolare sul fronte della partecipazione giovanile.
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