In Italia l’ambiente resta al centro delle preoccupazioni giovanili.
Nonostante le tensioni internazionali e l’evoluzione del contesto geopolitico globale, i giovani italiani continuano a considerare la crisi climatica una delle priorità assolute per il futuro. Lo dimostrano i dati dell’ultimo Eurobarometro, che vedono l’Italia tra i Paesi europei con la più alta percentuale di giovani sensibili ai temi ambientali.
Secondo l’indagine condotta nell’autunno 2024, il 46% dei giovani italiani tra i 16 e i 30 anni ritiene che l’Unione europea debba affrontare il cambiamento climatico come una delle tre priorità principali nei prossimi cinque anni. Si tratta di una quota ben superiore alla media europea, che si ferma al 33%, e che posiziona i giovani italiani tra i più consapevoli e attivi sul fronte della transizione ecologica, insieme ai loro coetanei danesi.
L’interesse per l’ambiente non è una novità nel panorama giovanile italiano. Le mobilitazioni degli ultimi anni, le proteste nelle piazze e l’impegno sempre più diffuso nelle scuole e nelle università hanno reso evidente una tendenza ormai consolidata. Una preoccupazione che nasce anche dalla quotidianità e dal contesto in cui i ragazzi vivono, a partire proprio dagli ambienti scolastici, che rappresentano un osservatorio privilegiato per comprendere quanto le condizioni del territorio influenzino la percezione dei problemi ambientali.
Le scuole italiane, infatti, mostrano luci e ombre sul fronte della sostenibilità. I dati più recenti, riferiti all’anno scolastico 2022/23, evidenziano come quasi il 90% degli edifici scolastici statali sia raggiungibile attraverso mezzi alternativi all’auto privata, come autobus, treni, tram e metropolitane. Tuttavia, una parte, seppur minoritaria, è ancora localizzata in prossimità di fonti di inquinamento atmosferico: si tratta del 2,4% degli edifici.
L’incrocio di questi due dati, secondo la Fondazione Openpolis, permette di individuare con precisione le aree più critiche, ovvero quei comuni in cui le scuole risultano sia difficilmente accessibili con il trasporto pubblico sia situate in zone inquinate. Sono 65 i comuni italiani a presentare entrambe le criticità e, non a caso, si tratta in gran parte delle grandi città. Roma, Milano, Napoli, Bari, Reggio Calabria, Livorno, Rimini e Forlì sono tra i centri urbani in cui la doppia emergenza – trasporti inadeguati e scarsa qualità dell’aria – si manifesta con maggiore intensità.
Questa realtà urbana contrasta con quella dei piccoli comuni, dove solo una minima percentuale di scuole risulta soggetta a problematiche simili. A livello nazionale, meno dell’1% dei comuni non capoluogo presenta condizioni ambientali così sfavorevoli. Nei capoluoghi di provincia, invece, la percentuale sale al 7,3%, mentre nei comuni definiti “polo” – ovvero città baricentriche per i servizi offerti – la quota raggiunge il 6,6%.
È proprio in queste aree più densamente popolate che si formano le coscienze ambientali più sensibili: la quotidiana esposizione a traffico, smog e difficoltà negli spostamenti spinge i giovani a riflettere su ciò che è necessario cambiare. La scuola, in questo senso, diventa non solo luogo di apprendimento, ma anche ambiente in cui si matura una consapevolezza critica sul rapporto tra benessere e sostenibilità.