Impiegati regionali fannulloni, le scuse dell’assessore Gianni Chessa: “Massimo rispetto per i dipendenti della Regione”.

Non è piaciuta l’uscita dell’assessore al Turismo Gianni Chessa, espressa nel corso dell’ultima seduta del Consiglio comunale di Dorgali, dove l’esponente della Giunta Solinas ha ascritto le responsabilità dei ritardi delle pratiche regionali al presunto assenteismo dei dipendenti pubblici regionali, molti dei quali in smart working: “I dipendenti pubblici stanno a casa, non hanno la videocamera e non possono essere controllati. E’ chiaro che c’è un rallentamento se si lascia la gente a casa. Io e il mio staff non siamo mancati un solo giorno perché gli altri devono stare a casa? Purtroppo – ha proseguito Chessa – non c’è il personale che istruisce le pratiche e ne paga le conseguenze il cittadino, mica l’impiegato che riceve puntualmente la busta paga e che ha preso gusto a restare a casa. I dipendenti regionali prendono anche i buoni pasto stando a casa. E’ immorale e poco etico prendere i buoni pasto per mangiare a casa propria”.

Antonio Moro, foto Facebook

Uno statement colpito dal fuoco amico del presidente del Psd’Az, Antonio Moro: “Il problema sarà quando controlleranno te. Contieniti e porta rispetto a chi lavora e a chi si impegna per la Sardegna dopo aver studiato, fatto sacrifici e fatto i concorsi. Ora basta!”. 

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Dose rincarata dal gruppo dei Progressisti in Consiglio regionale: “Se la macchina amministrativa è andata avanti, con tutte le difficoltà del caso dovute alla pandemia, è grazie al lavoro quotidiano di chi ha svolto le proprie mansioni anche con il lavoro a distanza. Risultati raggiunti realmente, non le bugie  raccontate con comunicati e annunci dalla Giunta e dal Presidente. Se l’obiettivo delle dichiarazioni dell’assessore durante il Consiglio comunale di Dorgali era invece quello di migliorare la strada verso l’approvazione della legge sul poltronificio in discussione in Consiglio regionale, è necessario ricordargli che non è bene sputare sul piatto in cui si mangia: gli assessori passano, i lavoratori restano. E se usufruiscono dei buoni pasto – proseguono i consiglieri Progressisti – è perché, a differenza di alcuni direttori generali, non fanno parte di quella cerchia ristretta di “amici” che possono avere accesso ai pranzi esclusivi di Sardara”.

Gianni Chessa, foto Sardegnagol riproduzione riservata 2019
Gianni Chessa, foto Sardegnagol riproduzione riservata 2019

Polemiche che lo stesso protagonista ha provato a stemperare nel corso della giornata attraverso una nota stampa: “Scrivo queste righe per rappresentare a tutti i dipendenti della Regione Sardegna il mio profondo rammarico per le parole che ho utilizzato. Nutro il massimo rispetto per i dipendenti della Regione e per quelli del mio assessorato. Sono consapevole dei sacrifici e disagi ai quali si sono sottoposti soprattutto nel corso dell’ultimo anno. Le mie parole – prosegue la nota di Chessa – erano il frutto non di un mancato riconoscimento del lavoro svolto, ma della frustrazione nel continuare a vedere che, a causa della pandemia, gli uffici sono costretti a lavorare sempre in un regime di emergenza, ciò che comporta necessariamente un rallentamento della macchina amministrativa e, quindi, l’impossibilità di raggiungere tutti i risultati che, come Giunta e come Assessorato avevamo programmato. Mi rendo conto che le mie parole sono risultate fuori luogo. Chi mi conosce – conclude l’assessore Chessa – sa che è nel mio carattere utilizzare spesso espressioni simboliche e colorite, per enfatizzare i miei discorsi. In questo caso, lo riconosco, è venuto fuori un pensiero che non mi appartiene e pertanto ribadisco a tutti le mie scuse”.

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