Ilaria Salis. Immunità salva per un voto.
L’eurodeputata di Alleanza Verdi Sinistra, Ilaria Salis, ha ottenuto la conferma della sua immunità parlamentare grazie a un solo voto di differenza. La plenaria del Parlamento europeo ha registrato 306 voti favorevoli e 305 contrari, con 17 astenuti su 628 votanti.
Il contesto del voto.
La richiesta di revoca era stata avanzata dal governo ungherese, accusando la Salis di lesioni gravi e associazione a delinquere nei confronti di neonazisti. La Commissione Affari Giuridici, presieduta dal liberale bulgaro Ilhan Kyuchyuk, aveva raccomandato di mantenere l’immunità, evidenziando la presenza di un fumus persecutionis, cioè prove che l’azione giudiziaria mirerebbe a compromettere l’attività politica della deputata.
Divisioni politiche e voto segreto.
Il voto segreto ha reso possibile il sostegno di alcuni deputati dei gruppi popolari e di destra, fondamentali per raggiungere la maggioranza, visto che il centrosinistra da solo non avrebbe avuto i numeri. Il Ppe, guidato da Manfred Weber, aveva confermato la propria linea: revocare l’immunità perché il presunto reato risale a prima del mandato parlamentare.
L’eurodeputato Ppe Adrián Vázquez Lázara ha precisato che l’immunità serve a tutelare l’attività politica del Parlamento e non a proteggere un deputato dalla giustizia. Pur riconoscendo che l’Ungheria non rispetta lo Stato di diritto, Vázquez Lázara sottolinea che “si deve contrastare Orban rispettando le regole, non violandole”.
Le reazioni politiche o, meglio, le solite “puttanate” poco sostanziali da curva.
Dalla parte opposta, il vicepremier e segretario della Lega Matteo Salvini ha criticato duramente il voto, parlando di “vergogna” per chi, pur appartenendo al centrodestra, avrebbe sostenuto l’eurodeputata nel voto segreto.
Il Pd e gli eurodeputati di centrosinistra, invece, hanno esultato. Brando Benifei ha sottolineato che “non si tratta di difendere una persona, ma il diritto a un processo giusto e non condizionato da pressioni politiche”. Pina Picierno ha evidenziato la necessità di una battaglia comune contro le violazioni sistematiche dello Stato di diritto in Ungheria.
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